(A. Padellaro) – Come molti anche chi scrive si interroga spesso sul perché i 5 Stelle malgrado tutti i casini che combinano (vedi Roma), malgrado le giravolte europee, malgrado il tifo per Trump e Putin, malgrado le scie chimiche e tutte le scempiaggini di cui si nutrono i tanti Napalm51 (vedi Crozza) del web amico, come mai a dispetto di qualunque legge politica di gravità continuino a volare alti nei sondaggi. Una parziale risposta si può ricavare leggendo sul Corriere della Sera di ieri un articolo a firma Rossella Verga dal titolo: “Politici gratis allo stadio, a Milano c’è chi non perde un match”. Sommario: “In testa alla classifica i consiglieri di FI e Lega (ma va forte anche la sinistra). Il gruppo M5S rifiuta sempre”. Premessa: come tutte le persone normali all’inizio di ogni campionato cascasse il cielo faccio la fila al “Romastore” più vicino, riempio gli appositi moduli, verso il dovuto e conquisto il mio seggiolino in Tribuna Tevere.Eviterò di raccontare quanti e quali ostacoli dovrò superare prima di accedere allo stadio Olimpico ma sicuramente ogni domenica (o quando è) condivido questa piccola, costosa e faticosa impresa con i compatrioti dell’Italia pallonara, che sono anche elettori. I quali, immagino, avranno un argomento in più contro la Casta della politica nell’apprendere che l’ex ministro dell’Istruzione Mariastella Gelmini (Forza Italia) o Alessandro Morelli (leghista duro e puro) o l’irriducibile della sinistra radicale Basilio Rizzo “hanno fatto l’en plein ritirando 44 tagliandi su 44 disponibili da settembre”, cioè i biglietti gratis per i match al Meazza di Milan e Inter. Mentre non hanno prenotato neanche un biglietto i tre consiglieri 5Stelle, oltre a tre consiglieri Pd (su 22) e al sindaco Beppe Sala “interista sfegatato”. Inetti e pasticcioni quanto si vuole, c’è un’Italia che apprezza i grillini proprio perché restituiscono i rimborsi elettorali e non si fanno prendere in castagna sul biglietto omaggio. Dovessero diventare capaci oltreché onesti l’en plein lo farebbero loro, di voti.
Fonte: il fatto quotidiano