(L’Equipe) – Da quando Luis Enrique aveva messo le mani sulla Roma, la scintilla, sebbene attesa, tardava a scoccare. La raccomandazione di Pep Guardiola aveva dato un certo peso al biglietto da visita ancora povero in quanto ad esperienze in panchina. Ma una serie di prestazioni negative ed una scarsa capacità di leggere la squadra, con un undici titolare diverso ogni settimana, aveva ridotto il credito dell’allenatore. Che, da fine dicembre, sembra invece essere illimitato. Con quattro vittorie consecutive, la “Lupa” si è avvicinata ai piazzamenti europei. Il metodo Barcellona ha finalmente fatto presa? Il metodo Luis Enrique si basa su una grande fiducia affidata ai giovani ( Pjanic, Bojan, Lamela, Osvaldo) e, da un mese abbondante, su un’intelligente collaborazione con Francesco Totti, l’anima della squadra, dopo la panchina d’inizio stagione. I contrasti dei mesi scorsi sono stati appianati, nell’interesse del club. Anzi, Luis Enrique ne canta anche le lodi in conferenza stampa: “Francesco è un giocatore molto forte, fisicamente è al top, già lo conoscevo. Nei nostri rapporti non è cambiato niente, ma è giusto che un nuovo allenatore deve conoscere tutti i particolari della sua squadra”. E se c’è un giocatore che rappresenta una “particolarità” nella Roma, questo è Totti. E Luis Enrique l’ha compreso: quando lo ha fatto uscire all’88esimo minuto della partita contro il Chievo Verona era per offrire una standing ovation alla sua doppietta. L’inizio di una lunga e fruttifera collaborazione? Non dispiacerebbe a nessun tifoso.