(L. De Cicco/M. Evangelisti) La calata di Beppe Grillo a Roma per convincere Virginia Raggi a dire sì, con qualche sforbiciata alle cubature, all’operazione-stadio deve fare i conti con la pattuglia, sempre più nutrita, dei consiglieri grillini che per quanto riguarda Tor di Valle non si muovono dalla posizione di sempre. E cioè dal «No alla speculazione» pronunciato prima all’opposizione e poi in campagna elettorale. Un contingente che si è rafforzato dopo la decisione della Soprintendenza di apporre il vincolo all’area scelta dai privati per costruire l’impianto sportivo e il gigantesco centro di negozi e uffici.
IL PALLOTTOLIERE Da dieci, gli eletti M5S che non sono disposti a votare un progetto che «stravolgerebbe il Piano regolatore» sono diventati 15-16. Gli ortodossi, oggi, sono in maggioranza nel gruppo Cinquestelle, con un peso decisivo anche negli equilibri in Aula Giulio Cesare. Tanto da convincere i due parlamentari tutor della Raggi, Riccardo Fraccaro e Alfonso Bonafede, a organizzare un vertice «ristretto» con il leader e non un’adunata generale con tutti i consiglieri comunali. Ecco perché alla riunione con Grillo di oggi, oltre alla sindaca, parteciperanno solo due membri dell’Assemblea capitolina, il capogruppo Paolo Ferrara e la presidente della commissione Urbanistica, Donatella Iorio. Non dovrebbe esserci neanche Marcello De Vito, il presidente del Consiglio comunale di rito «lombardiano», nel senso della deputata Roberta Lombardi che tre giorni fa su Facebook aveva sferzato la sindaca manifestando la propria contrarietà a «una grande colata di cemento», salvo poi essere redarguita dal comico genovese. Proprio i due parlamentari spediti dal «fondatore» a vigilare sul Campidoglio avrebbero chiesto a De Vito di non esserci.
Molti consiglieri però non demordono. E spingono per avere un confronto con il leader. Molto dipenderà dalla location del faccia a faccia Grillo-Raggi. Se si terrà all’hotel Forum, residenza romana del comico, oppure in Campidoglio, dove è fissata per le 18 una riunione di maggioranza. «Se siamo tutti a Palazzo Senatorio – spiega un consigliere – chiederemo a Beppe di incontrarci. Siamo noi a votare sul progetto».
«FAMO STE TORRI» Si attende per oggi un nuovo parere dell’Avvocatura capitolina. Ma per molti esponenti pentastellati, per cassare l’operazione immobiliare, basta e avanza quanto ha deciso la Soprintendenza del ministero dei Beni culturali, cioè di tutelare l’area di Tor di Valle. Il vincolo infatti impedirebbe a chiunque di costruire oltre l’altezza dello storico ippodromo di Lafuente. E allora, per dirla con il consigliere comunale M5S Angelo Diario, presidente della Commissione Sport del Campidoglio, «#Famostostadio va bene, basta andare sotto terra». E ancora: «#Famostetorri, adesso avoja a scavà per non farle più alte dell’Ippodromo».
LA MANIFESTAZIONE In attesa di sapere cosa uscirà dal vertice di oggi, gli ortodossi sono in pressing sulla giunta per votare l’annullamento della delibera sulla «pubblica utilità» votata dall’amministrazione Marino nel 2014. Un provvedimento di segno opposto a quello immaginato dalla fronda «turbo-stadista» dei grillini (a quanto pare sostenuta dallo stesso Grillo), che vorrebbe invece portare in Aula una variante al piano regolatore per far sopravvivere l’operazione Tor di Valle. E nel caso di un diktat dall’alto pro-stadio, non è scontato che tutto il gruppo voti compatto. Almeno una decina di consiglieri, ragionano nei corridoi di Palazzo Senatorio, a quel punto manterrebbe il punto, confermando il no «alla speculazione edilizia». Anche la base grillina è in subbuglio: domani in Campidoglio si riuniranno gli attivisti del Tavolo urbanistica M5S per chiedere alla giunta Raggi «di non tradire quanto detto in campagna elettorale».