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Pallotta: «Niente stadio? Io me ne vado»

(T.Carmellini) – Il messaggio è chiaro, non lo ha ancora detto ufficialmente ma la cosa appare scontata per chi respira le vicende di Trigoria e non solo: senza stadio Pallotta se ne va. E con lui tutti i milioni fin qui investiti (a spanne un centinaio quelli messi sulla squadra, senza considerare i 65 spesi finora per il progetto dello stadio fantasma). Una «catastrofe» per i tifosi romanisti in primis, ma anche per il sistema calcio italiano: fine dell’avventura americana, ma anche dei capitali esteri da investire nel nostro Paese. Attorno a Trigoria torneranno ad aleggiare improbabili emiri (tipo quelli già visti nel recente passato con villetta a schiera nell’entroterra umbro, Alfa Sud e cappotto di cammello fuori misura) o imprenditori più o meno russi pronti a investire soldi inesistenti. Il rischio c’è e mai come adesso appare imminente, così come quello dello smantellamento di una squadra che strada facendo è diventata forte e ha incamerato campioni. Alzerebbe la serranda il supermarket Roma con tutti i pezzi più pregiati pronti a finire sul mercato: non è un segreto che giocatori come Nainggolan, Strootman, Manolas, Dzeko, Salah, Rudiger, Fazio (e non solo) fanno gola a molti. Senza una società solida alle spalle impossibile trattenerli a Roma, così come impensabile proseguire quel percorso di crescita intrapreso con la proprietà a stelle e strisce. E Spalletti? Anche lui, che già più volte ha fatto intendere come il suo futuro a Roma sia tutto ancora da decidere, sarebbe probabilmente il primo a fare le valigie: perché senza una società di livello non si va da nessuna parte. Oggi ultimo appello nell’incontro in programma in Campidoglio alle 16 tra i proponenti e l’amministrazione capitolina. Raggi & Co. hanno chiesto il parere dell’avvocatura dello Stato, nel disperato tentativo di dare un senso a questo «no» che non ha nulla a che fare con la realizzazione dello stadio: ma di mera partita politica trattasi. Letteralmente incredulo Spalletti che ieri sera, dopo la qualificazione della Romaagli ottavi di finale di Europa League è voluto tornare sull’argomento stadio: e sul futuro di Pallotta. «A vederla così ci sono delle cose che non riesco a capire. Mi sembra complicato pensare che ci siano difficoltà nell’accettare un progetto che porterà benefici a tutti. Per questo lo stadio si deve fare. Ormai è troppo che se ne parla, ma non riesco a capire. Pallotta magari c’è da aspettarsi che prenda e che vada via: poi solo dopo capiremo cosa abbiamo perso».

Sul tema poi sono entrati tutti a partire dal numero uno del Coni Malagò. «Gli americani vanno via senza lo stadio? Ho letto le dichiarazioni di Pallotta e non sono per niente incoraggianti in questo senso. Ma è anche normale, mettetevi nei suoi panni». Anche con lui (ennesimo clamoroso «no» stavolta alle Olimpiadi a Roma) Raggi & Co. sono stati a dir poco pesanti. All’epoca negarono i Giochi alla capitale senza nemmeno aver studiato per bene il dossier presentato dal comitato organizzatore, oggi la bufala del rischio idrogeologico. «Si può dire sì o no allo stadio – continua Malagò – ma dire facciamolo da un’altra parte mi sembra poco serio». Grillo dopo la simpatica (?) battuta sui biglietti venduti assieme ai galleggianti (ma qualcuno gli ha detto che l’Autorità di Bacino ha già dato il suo ok!?), ieri ha messo le mani avanti: «C’è un ufficio urbanistica con gente in gambissima e che presto darà delle risposte» ha sentenziato il «vero» sindaco di Roma che sta cercando sponda tecnica per uscire dall’angolo in cerca di «no» suo malgrado. Sminuisce la vicenda Luigi Di Maio: «Catastrofi? A me risulta che ci sia ancora la trattativa in corso con il Comune e noi la rispettiamo». Come se la Giunta non avesse già deciso: mah! Una sponda alla società giallorossa arriva infine dalla Uefa. «Lo stadio della Roma? Ho letto molto su questo argomento – ha detto il presidente Uefa Ceferin – ma a dire la verità quello che so l’ho appreso dai media. L’unica cosa che so è che se non si farà lo stadio sarà un disastro non solo per la Roma ma anche per il calcio italiano».

fonte: Il Tempo

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