(L. De Carolis/A. Managò) Stadio della Roma, c’è l’accordo. Nonostante il (quasi) no di Grillo e i mille dubbi del M5S, che temeva di perdere l’anima. E nonostante i nervi del club e del proprietario del terreno, il costruttore Luca Parnasi, pronti a portare la giunta in tribunale. Pareva una trattativa moribonda, e invece ieri sera, dopo un vertice decisivo in Campidoglio, ecco l’intesa sull’impianto del club a Tor di Valle. Con la giunta che strappa un taglio delle cubature complessive di oltre il 50 per cento (il 47 per cento di quella utile lorda) rispetto al milione di metri cubi iniziale, e la cancellazione delle famigerate tre torri annesse all’impianto. In più, tutte le strutture saranno alimentate in gran parte con fonti di energia rinnovabili. In cambio il M5S lascia l’impianto dov’era previsto, nella zona dell’ex ippodromo, nonostante i timori sul rischio di esondazioni.
UN SUCCESSO quasi insperato per il Movimento e per la sindaca di Roma Virginia Raggi, che in mattinata entra in ospedale per un malore da stress e ci rimane per nove ore. Ma che poi in serata torna in Comune, per chiudere l’intesa. Un corpo a corpo sulle cifre, che alla fine approda al via libera. Nonostante la Raggi sia rimasta forzatamente ai margini della partita, dentro l’ospedale San Filippo Neri. Ci era andata da sola, dopo essersi sentita male in casa. E si è sottoposta a tutte le analisi di prassi, mentre fuori la trattativa prendeva quota. D’altronde fin dalla mattina, i 5 Stelle predicano ottimismo: “L’accordo si può trovare”. Perché giovedì la trattativa con la Roma e con Parnasi, ha registrato passi avanti inaspettati, nonostante lo strappo di Beppe Grillo, che la sera precedente aveva scandito: “Sì allo stadio ma non a Tor di Valle”. Pareva la pietra tombale sul progetto. E invece due giorni fa i contatti sono ripresi subito, con la regia dietro le quinte di Luigi Di Maio. Il più convinto tra i vertici del M5S della necessità di trovare un’intesa, tanto che il 12 febbraio a In Mezz’Ora lo aveva scandito dritto: “Lo stadio è un nostro obiettivo”. Mercoledì mattina lo aveva ripetuto anche a un Grillo molto scettico, in un incontro riservato nell’albergo sui Fori dove il leader alloggia nelle sue trasferte romane: “Dobbiamo trovare un accordo”. Perché il candidato premier in pectore vuole dare l’immagine di un M5S che sa stare ai tavoli che contano. E perché in questa partita ha impegnato due fedelissimi come i deputati Riccardo Fraccaro e Alfonso Bonafede, gli “stabilizzatori ” della giunta Raggi. Così ieri si riparte, mentre si aspettano notizie sulla sindaca ricoverata. Dal Movimento chiedono ai mezzi di informazione di evitare “morbosità”sull’accaduto e invocano: “Rispettate la sua privacy come avete fatto per il premier Gentiloni (recentemente operato al cuore, ndr)”. Ma filtra presto che per la sindaca non è nulla di grave. All’ora di pranzo, l’ospedale emana il bollettino medico: “Condizioni in netto miglioramento”. E infatti nel pomeriggio la Raggi viene dimessa. Esce in un’auto sorridendo. “Sto bene, ora sono in Campidoglio a lavorare” twitta attorno alle 19. Nel frattempo la trattativa tra il M5s e la Roma è andata molto avanti, trainata da Fraccaro e Bonafede e dall’avvocato di fiducia dei capi, Luca Lanzalone. E la sindaca è rientrata in Comune proprio per essere a un vertice decisivo tra le parti, spostato dalle 16 alle 19 per permetterle di parteciparvi. Ma gli emissari della Roma in Comune non si vedono. I rappresentanti del club rimangono in uno studio legale del centro, a limare l’accordo via telefono e ad aspettare novità dai 5 Stelle.
DAVANTI AL CAMPIDOGLIO appare solo qualche decina di tifosi, per manifestare il loro sì allo stadio. Dentro, la giunta approva la concessione della cittadinanza onoraria al pm Nino Di Matteo e lo stanziamento di 18 milioni per le periferie. Ma il tema principale ovviamente resta lo stadio. E di quello parla la Raggi, riunendo i consiglieri. Ai quali, assieme a Bonafede e Lanzalone, illustra la bozza di accordo. Bisogna convincerli, vincendo la resistenza dei due o tre apertamente contrari e di altri 4-5 scettici. Nel frattempo la Roma e Parnasi attendono notizie positive per presentarsi a siglare l’accordo. La sindaca convince i suoi, forte del taglio netto delle cubature. E dopo le 21 il costruttore e il direttore generale del club, Mauro Baldissoni, appaiono in Campidoglio. E così è l’accordo, sul taglio sopra il 50 per cento. Ma la parola decisiva dovrà dirla la Conferenza dei Servizi, fissata per il 3 marzo. Probabile che la Roma chieda un’ulteriore proroga della riunione per modificare con calma la delibera di approvazione del progetto, votata nel settembre 2014 dalla giunta Marino. E incombe sempre la richiesta della Soprintendenza di vincolo per l’ippodromo. Un altro nodo, da sciogliere a suon di ricorsi. Anche se il pezzo di strada più lungo sembra fatto.