(D. Di Mario) – Lo spazio per l’accordo politico sullo stadio della Roma tra proponenti e Campidoglio era obiettivamente stretto e il fatto che la sindaca Virginia Raggi l’abbia raggiunto segna il più importante risultato sinora raggiunto dalla giunta grillina. Un risultato politico al quale Beppe Grillo ha lavorato moltissimo nella quattro giorni romana. Indipendentemente dalla tempistica della procedura, destinata giocoforza ad allungarsi, il MoVimento 5 Stelle può esultare e rivendicare ime riti dell’intesa. Sarà anche per questo che il popolo dei «rosiconi» insorge, adducendo critiche senz’altro motivate, ma che ricordano la favola della vola e l’uva di Esopo. Il Pd, ad esempio, che ai tempi della giunta Marino sostenne a spada tratta il progetto dello stadio, ora anziché rivendicare parte del merito sullo stadio, preferisce attaccare. La deputata Lorenza Bonaccorsi, ad esempio, parla di «disastro Raggi» e di «insulto alla città» a causa delle «opere pubbliche dimezzate». Il gruppo del Pd in Campidoglio, invece, si dichiara «soddisfatto», ma i consiglieri comunali Dem chiedono che la Raggi chiarisca sulle opere pubbliche, impegni finanziari e iter amministrativi.
Non è soddisfatto il deputato Dem Andrea Romano: «Attenzione alla beffa perché il rischio concreto che i 5 Stelle stiano prendendo in giro tutti. La conferenza dei servizi che riparte daccapo significa rimandare a non si sa quando la costruzione dello stadio. E ciò che è più grave per la città che sull’altare dell’ideologia Grillini sono state sacrificate il 50% delle opere pubbliche. Cioè meno servizi, per i cittadini. L’ennesimo affronto di una giunta cialtrona». Il consigliere regionale Massimiliano Valeriani parla di «montagna che ha partorito un topolino». Mentre il deputato Umberto Marroni, critico fin dall’inizio sul progetto, è caustico: «La riduzione del 50% delle cubature è il segno della speculazione precedente. In ogni caso il progetto resta ancora troppo speculativo e Grillo sul rischio esondazione si conferma un comico. Le minacce di cause miliardarie erano un bluff. Lo stadio poi non è di proprietà dell Roma, come prevede lo spirito della legge e come avvenuto per lo JuventusStadium».
Il mondo ambientalista è sul piede di guerra. Per i Verdi la Raggi «fa il gioco delle tre carte, nascondendo quelle che non le fanno comodo e mostrandone una falsa. Parla di cubature diminuite quando queste, rispetto a quanto prevedeva il Prg, sono comunque aumentate in maniera esponenziale». Anche i Verdi pongono l’accento sul taglio delle opere pubbliche che trasformerà la zona «in una trappola». Gli Ecoradicali parlano di «cubature aumentate del 500% rispetto al Piano regolatore. La giunta si è piegata ai diktat degli interessi forti, avallando una gigantesca operazione immobiliare. Ai tifosi si nasconde che la Roma non sarebbe proprietaria ma affittuaria. Ai romani resterà l’ennesimo quartiere inutile». Stefano Fassina, deputato e consigliere comunale di Sinistra Italiana, chiede alla Raggi di illustrare i dettagli dell’accordo in Assemblea Capitolina: «Difficile comprendere i toni trionfalistici del M5S. Alcuni primari punti critici rimangono, a cominciare dalla localizzazione. Scompaiono alcune infrastrutture rilevanti. Si faranno dopo? Quali garanzie avranno i cittadini? Infine, il progetto richiede l’ennesima, ampia, variante al Prg. Sarebbe stato meglio recuperare le periferie». Anche il centrodestra è critico. Per il senatore di Forza Italia Francesco Giro «con una nuova delibera del Comune di Roma la procedura vecchia finirà in un binario morto e se ne dovrà aprire una tutta nuova. I tempi saranno più rapidi se non sarà necessaria una variante al Prg visto il dimezzamento delle cubature e la drastica riduzione delle opere infrastrutturali. Ma resta in piedi la procedura di vincolo avviata dalla soprintendenza. E a questo punto la posa della prima pietra per il nuovo stadio non credo avverrà prima di un paio d’anni». Fabrizio Cicchitto (Nuovo Centrodestra) è caustico: «Il vero sindaco di Roma, Grillo, dà finalmente il via libera allo stadio della Roma». Infine il Codacons: «L’impianto deve essere proprietà della squadra di calcio. Valuteremo nel dettaglio tutti gli aspetti dell’ opera di Tor di Valle affinché l’opera sia utile ai cittadini. Vogliamo vederci chiaro».
Fonte: il tempo