(A.D’Urso) – L’importanza di Milinkovic Savic: per capire la Laziobisogna cominciare da qui. Nella sfida annunciata tra trequartisti atipici, Nainggolan e il serbo rilanciato da Simone Inzaghi (che su di lui si è ricreduto), il numero 21 biancoceleste dispiega appieno il suo gioco d’attacco partendo da lontano. Nel suo strepitoso primo tempo, il centrocampista gioca 22 palloni già nei primi 25’, ribadisce in un’occasione di essere il più abile saltatore della Lazio sovrastando uno specialista come Manolas, serve un assist di tacco a Immobile e, soprattutto, va a chiudere l’azione dell’1-0 dopo aver lanciato d’esterno nella profondità Anderson. Un gigante coi piedi educati, che gioca a testa alta e che approfitta nelle ripartenze degli spazi lasciati liberi dai giallorossi, armi e bagagli nella metà campo altrui.
INGABBIATO – La serata da circoletto rosso di Milinkovic coincide con i problemi di Nainggolan nel trovare la posizione giusta sulla trequarti. La gabbia predisposta da Inzaghi vede Bastos, Biglia e Parolo stringersi attorno al belga, costretto ad andare in più di un’occasione incontro al portatore di pallone fino a centrocampo, pur di trovare spazi e idee. Emblematico il muro di Parolo sul «Ninja» in occasione di un tiro dalla distanza: come dire, da qui non passi nemmeno se tiri da centrocampo. E la posizione indefinita di Radja nella ripresa dietro al tridente della disperazione è la prova delle difficoltà dei giallorossi, caduti nel trappolone inzaghiano, e un po’ anche il segnale di resa.
CASELLANTI INFLESSIBILI – Il modulo 3-5-2 (o 5-3-2 in fase conservativa) dei biancocelesti si regge sul barrierone formato da Basta, Parolo, Biglia, Milinkovic e Lukaku. Atteggiamento più prudente rispetto, per dire, a quello dell’Inter spavalda di domenica scorsa in campionato: i due casellanti inflessibili di fascia, in particolare, impediscono a Emerson e Bruno Peres di andare al cross con continuità. E una Romasenza ali non avrà mai lo stesso tasso di pericolosità delle giornate migliori.
MISSIONE FALLITA – A Spalletti non riesce la mossa del derby di campionato del 4 dicembre: il tecnico cambiò allora la squadra nella ripresa schierandola col 4-2-3-1, qualcosa di molto simile a quanto visto anche ieri nei secondi 45’. Ma l’intasamento degli spazi dei padroni di casa stavolta non consente a Strootman e Nainggolan di ergersi a goleador come a dicembre. E, anzi, Inzaghi stravince con gli uno contro uno affidati proprio a chi a dicembre tradì le attese: gli basta togliere Anderson (vincitore del duello con Fazio sull’1-0) e inserire Keita. E il gioco, pardon il raddoppio, è fatto.
fonte: La Gazzetta dello Sport