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IL ROMANISTA. Totti: “Felice e orgoglioso”

Totti festeggia il gol

(T. Cagnucci) – E’ stato a cena con Ilary dopo la partita del record più bello. Ieri ha passato la giornata in famiglia. Oggi comincerà e poi finirà la settimana come fa praticamente da quand’è nato:giocando per la Roma. Lo scandire del tempo. Non c’è stato un giorno della settimana, una giornata di un campionato, un mese che non sia stato accompagnato da un gol di Totti. Detto così sembra poesiuola dentro un quadernetto per teenager, invece è statistica: da lunedì a domenica, da gennaio a dicembre, dalla prima all’ultima giornata Totti ha segnato. Almanacchi non del giorno dopo, ma degli anni prima e per quelli a venire. Il gol, il gesto, l’arte, l’abitudine all’effimero, il boato e la pressione della folla, il peso della rappresentatività per Totti sono quotidianeità, quella che ammazza tre quarti degli esseri umani.  Forse per questo – e non solo perché è scanzonato e dissacrante, romano come Roma – che non si rende conto di quello che ha fatto, né di quello che può ancora fare: «Diventare il giocatore italiano ad aver fatto più gol? Se continuo di questo passo renderò conto. Ma adesso mi godo questo momento, sono felice di aver superato Nordahl indossando l’unica maglia che ho sempre voluto indossare. Sono orgoglioso di quello che ho fatto».Detto a 90esimo minuto è anche un po’ più bello. Non ha nemmeno chiuso allo Scudetto («Sono contento di essere a disposizione della squadra ed essere tornato al gol, più avanti potremo tirare le somme») e ha aperto a ciò che aveva già spalancato: «Luis Enrique ha capito l’ambiente di Roma, è stato bravo a gestire la situazione». Dicevano che non andavano d’accordo. Ieri qualcuno della Roma ha detto: «Certe cose le possono capire solo loro due, quello che passa fra Luis e Francesco è l’intuizione che hanno i grandi». Loro non dicono. Non ne hanno bisogno. Totti proprio no. Le parole, visto quello che è, spesso è costretto a scegliersele. Ed è un bene, ed è un dovere, fino a far sì che le due cose coincidano per diventare quasi parola etica. Come la dedica per il record dei 211 gol con la stessa maglia, superando Nordahl: alle vittime della Costa Concordia: «In questo momento ci sono cose più importanti alle quali dedicare i gol. Sono contento di averli dedicati a queste persone».

  Qui, soprattutto qui Totti è sincero. Totti per immaginarselo e capirlo meglio va inquadrato nel suo essere normale. Semplice. Un figlio del popolo come una volta lui stesso si definì. I suoi gol sono soprattutto il contrappunto di tutti ed è così ormai da due decenni, fra l’altro quelli che hanno attraversato un millennio. Quando Totti ha fatto il primo gol con la Roma c’erano le lire, i gettoni e non trovavi in giro i telefoni cellulari. Il record più romanista, quello della fedeltà, dei per sempre scritti a margine o sopra le righe dei quadernetti non solo da teenager, l’orgoglio che lui sente, significa proprio questo: Totti ha segnato letteralmente e metaforicamente i nostri giorni. Tutti. Ed è verità, non bla bla bla. C’è solo una licenza poetica – per via della materia che tratta – cioè quella doppietta fatta a 16 anni con la Nazionale Under 18 venerdì 25 novembre 1994, per il resto è gol in ogno luogo e in ogni tempo, nei secoli dei secoli fedele. Di lunedì contro l’Inter con Zeman, il 17 giugno per il gol che ha l’oro in bocca dell’Estate della Roma, un 6 gennaio quando tira fuori dalla calzetta l’ultimo infinito dribbling col Toro, di martedì alla Gerland nella patria del suo personaggio preferito diventando lui Piccolo Principe di Lione, dopo essere stato di mercoledì Re nello stadio dei Re al Bernabeu di Madrid. Di luglio per l’Europa League. Di agosto per la Supercoppa, dandoci in ogni giornata il nostro pane quotidiano, dalla prima all’ultima, dal Bologna al Parma, tratteggiando come Cezanne parentesi tricolori. I giorni che ha segnato Totti sono i nostri. Per questo non è immaginabile la fine. E per dare seguito all’inimmaginabile più che discutere del contratto di De Rossi («Daniele ha la penna in mano? Sì, ma senza inchiostro, spero possa firmare prima possibile. La decisione spetta a lui, noi stiamo ancora aspettando») si dovrebbe cominciare a pensare a quello di Totti. Lo scandire del tempo non andrà mai in scadenza.

 

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