L’obiettivo è far sì che un giorno gli arbitri possano parlare pubblicamente al termine della partita ma quanto successo nelle ultime settimane “è stato un grande passo indietro. Avevamo chiesto serenità nel giudicare, nel dire, nello scrivere, nel diffondere e purtroppo non è accaduto. Ognuno ha pensato ai propri interessi e non al bene del calcio e alla tranquillità degli arbitri, alla violenza che si può generare con dichiarazioni sbagliate“. È lo sfogo di Marcello Nicchi, presidente dell’Aia, ai microfoni di «Radio Anch’io Sport». “Dietro a fisiologici e pochi errori, qualche società ne ha approfittato per giustificare i mancati obiettivi raggiunti, qualche allenatore ha pensato più al rinnovo di contratto e qualche editore ne ha approfittato per vendere qualche copia in più dimenticando che così abbiamo fatto del male all’immagine del calcio italiano. Ci sono state partite bellissime, intense, ricondotte a un episodio, a un fallo laterale, a un rigore, cose che accadranno sempre anche quando ci sarà la tecnologia. Con la Var non ci sarebbero state le polemiche di Juve-Milan? Lo vedremo, forse daranno la colpa ai registi“.
DISTORSIONE — Secondo Nicchi, non è immaginabile vedere oggi un arbitro rispondere alle domande dei media “perché verrebbe ripresa mezza frase e verrebbe ricondotta a qualcosa che non è la verità. Semmai gli allenatori dovrebbero parlare un po’ di meno e magari un giorno si potrebbe arrivare a far parlare allenatore e arbitro insieme. Chi non ha parlato in questo periodo di partite belle da vedere non conosce il calcio, non conosce il regolamento. Abbiamo fatto degli errori come li fanno i calciatori e gli allenatori ma credo che abbiamo anche la sensazione che il calcio al suo interno non sia così compatto come dovrebbe essere, si vedono cose che non si dovrebbero vedere, come le proteste. Ieri, per esempio, i giocatori hanno protestato di meno e gli arbitri hanno arbitrato meglio. Più si mettono gli arbitri nelle condizioni di serenità per operare, più crescono e operano meglio. Mi è dispiaciuto sentire dire che un arbitro serio e intelligente fischiava la fine dieci secondi prima – aggiunge Nicchi riferendosi a Juve-Milan -. Vogliamo forse tornare ai tempi in cui si fischiava il fallo di confusione?“.
SERENITA’ — Il presidente dell’Aia assicura che i fischietti italiani non sono comunque “allarmati, anche quando sono attaccanti in alcuni casi in modo ingiustificato. Gli arbitri sono sereni, tranquilli e lavorano perché si evitino errori e le polemiche inutili“. E a questo proposito Nicchi spera in una svolta comportamentale in campo: “Bisogna smettere di circondare gli arbitri, non è nemmeno bastato il fatto di aver avvertito che in questi casi in due, un giocatore per squadra, ci rimettono il giallo. Proporrò di ammonire anche il capitano perché il capitano si deve riappropriare del suo ruolo e della sua squadra“.
SOLDI – Pronto a `punire´ un arbitro che ha sbagliato facendogli saltare un turno di campionato (“ma se arriva ad arbitrare in serie A è perché i suoi designatori lo hanno valutato nel tempo“), Nicchi smentisce che gli arbitri verranno pagati non più dalla Figc ma dalle Leghe: “A me risulta il contrario, che sarà la Federazione a farsi carico di tutte le spese possibili. Detto questo non ce ne fregherebbe niente se il rimborso dovuto ad un arbitro per l’albergo lo paghi la Lega o la Figc, non fa differenza”.
Fonte: gazzetta.it