(F.Bocca) – La gente, lo stadio pieno, le bandiere, i cori, il derby: il numero 167 di una sfida cominciata addirittura nel 1929. Se non ci saranno incidenti, se non ci saranno cori odiosi, se sventoleranno solo le bandiere sarà una grande notte. Comunque finirà in campo sia che in finale di Coppa Italia ci vada la Lazio di Inzaghi e Immobile, sia che ci vada la Roma dopo una rimonta insperata ed eccezionale – sarà la notte in cui Roma avrà ritrovato il suo stadio, i colori, i profumi, la passione. Il calcio romano ha attraversato lunghi anni di piombo: morti ammazzati, partite sospese, incidenti e scontri nelle strade di Roma, bar e ristoranti assaltati, feriti, “puncicate” ai glutei, razzismo e inciviltà nelle curve, ultras al potere. Se andare allo stadio era diventato impossibile, se bisognava comprare i biglietti esibendo passaporti e permessi speciali, parcheggiare la macchina a chilometri di distanza, attraversare barriere su barriere, controlli, gettare via ombrelli e bottigliette d’acqua, farsi perquisire un paio di volte, sedersi in posti scomodi e circondati da barriere ovunque era dovuto a tutto questo. Al degrado di civiltà dell’ambiente stadio. Ora si ricomincia daccapo, è finito almeno lo stato di guerra, sono state eliminate le barriere che ghettizzavano e separavano i tifosi in piccoli gruppi, tenendoli sempre più lontani gli uni dagli altri, così da rischiare il meno possibile.
fonte: La Repubblica