(F. M. Magliaro) Mercoledì 19, partenza, destinazione Boston, da Jim Pallotta, presidente della Roma. Per portargli le carte del nuovo progetto prima che vengano consegnate in Campidoglio e definire gli aspetti legali e contrattuali della vicenda. A partire, una consistente delegazione guidata dal costruttore Luca Parnasi con il quale voleranno l’avvocato Roberto Cappelli, di Unicredit, già presidente della Roma nell’interregno dell’estate 2011 fra Unicredit e gli americani di Di Benedetto; Guido Lombardo del Credito Fondiario e l’avvocato Giovanna Adinolfi dello Studio legale Di Gravio, specializzato in diritto societario e immobiliare. Più che per parlare di temi da ingegneri e architetti, la stessa composizione della delegazione indica chiaramente che con Pallotta verranno affrontati gli aspetti contrattuali e legali dei rapporti fra Parnasi e la Roma. Non è ancora fissata la data del rientro ma, secondo quanto trapela, al massimo entro domenica la delegazione dovrebbe rientrare a Roma. Se il confronto con Pallotta andrà bene, la previsione è che per la prossima settimana, o, al massimo, entro i primi giorni della successiva, si procederà con la consegna in Campidoglio di tutte le nuove carte progettuali, quelle che il Comune aspetta per poter fare la nuova delibera di pubblico interesse. Il tempo è sempre più ristretto: il 15 giugno è l’ultima data, fissata dalla Regione, perché si possano riaprire i giochi, dopo la bocciatura del progetto Marino, quello con le tre torri di Libeskind, in Conferenza di Servizi. Entro quella data – possibilmente un po’ prima – se giungessero in Regione la nuova delibera di pubblico interesse targata Raggi e il nuovo progetto su di essa basato, sarebbe possibile, con una procedura del tutto anomala, aprire una nuova Conferenza di Servizi e risparmiare così svariati mesi di tempo.
Per farlo, quindi, oltre le carte progettuali che, dopo quest’ultimo passaggio contrattuale fra Parnasi e Pallotta, verrebbero portate in Campidoglio, occorrerebbe la nuova delibera. Solo che per essere giuridicamente valida, la delibera (che ancora non è stata scritta) dovrebbe essere adottata dalla Giunta, portata per le osservazioni, ai due Municipi competenti, il IX e l’XI, e alle sei Commissioni consiliari (Urbanistica, Trasporti, Lavori pubblici, Commercio, Ambiente, Sport), poi di nuovo in Giunta per le controdeduzioni a Municipi e Commissioni e, infine, con questo nuovo testo, entrare in Aula Giulio Cesare per il dibattito in Consiglio e, quindi, l’approvazione finale. Marino, a suo tempo, ci mise tre mesi per completare questo passaggio. La Raggi, per non ricominciare tutto da capo e far sprecare alla Roma un paio d’anni in più, dovrebbe riuscirci in circa un mese e mezzo. Da alcuni consiglieri 5Stelle continua a passare il messaggio che la nuova delibera conterrà l’annullamento della precedente di Marino e, contemporaneamente, una sua innovazione. Tralasciando la palese contraddizione, l’annullamento della delibera Marino significherebbe automaticamente dover ricominciare tutto l’iter da capo, dal progetto preliminare. Al contrario, modificare, «novellandola», la delibera Marino significa proseguire l’iter dal progetto definitivo. Una differenza abissale: il ritardo sarebbe di un anno e mezzo o due nel primo caso, e di 6-9 mesi nel secondo.