(S. Carina) Giù la maschera. Dopo tanti tira e molla, Monchi, al quotidiano spagnolo As, svela il segreto di Pulcinella confermando quello che è noto ormai da metà dicembre: «Se tutto va come deve andare e non ci saranno intoppi, andrò alla Roma». L’ormai ex ds del Siviglia è atteso in città la prossima settimana. Se con Emery o meno, bisognerà attendere. E non basteranno sette giorni per capirlo: «Ci ho parlato ultimamente ma non c’è nulla in merito a un futuro insieme nel medio o lungo periodo. Spero per lui che continui molti anni col Psg, perché vorrebbe dire che sta facendo bene». Il tecnico, ancora in corsa per la Ligue 1 e la coppa di Francia, prende tempo: «Ho un contratto con il Psg e non sono sul mercato. Non è vero che ho firmato accordi con altre società». In effetti, allenando uno dei club più prestigiosi e ricchi del mondo non si capisce perché dovrebbe farlo. Lo scenario è chiaro: soltanto nel caso in cui il Psg non lo confermasse, Emery sarebbe libero di dire sì a Monchi. La Roma ha deciso di aspettare. Non soltanto nel caso dello spagnolo ma anche per Sarri – atteso oggi all’inevitabile smentita sui contatti con il club giallorosso, come accaduto del resto già con la Juventus – che a livello di appeal, sponda londinese (Baldini), è addirittura davanti allo spagnolo. Non mancano le piste d’atterraggio, qualora gli obiettivi principali non si concretizzassero: da Blanc a Pellegrini, confinato ora nell’Eldorado cinese, passando per Sousa, Gasperini, Di Francesco e Mancini (ieri avvistato di nuovo non lontano dallo studio Tonucci insieme con il suo collaboratore Carlo Cancellieri). Montella, nome che accontenterebbe la piazza, è vicino a restare al Milan.
PRESTITI E RISCATTI – Monchi si muoverà seguendo i dettami del club che ieri ha ricevuto l’ottima notizia dalla Uefa di aver rispettato gli accordi in materia di Fair Play Finanziario. Almeno inizialmente, considerando che nella prossima stagione la Roma dovrà raggiungere il pareggio di bilancio, difficilmente il lavoro dello spagnolo si discosterà da quello di Sabatini. Che oltre a garantirgli una rosa competitiva nei primi 13-14 elementi, gli ha anche lasciato, tra prestiti secchi, calciatori che non verranno riscattati dai vari club e Primavera, una cinquantina di calciatori in esubero. Dai casi più spinosi e costosi come Iturbe (26,1 milioni) e Doumbia (15,9), ai vari Castan, Zukanovic, Gyomber, Vainqueur, Seck, Ponce, Sadiq, Skorupski, Ricci, Verde, Machin, Calabresi, H’Maidat, Mendez e Radonjiic, più la colonia dei giocatori delle serie minori e della Primavera, che potrà tenere soltanto tre ’98 come fuori quota. Senza contare poi che anche nella rosa della prima squadra, alcuni elementi – su tutti Gerson, già ceduto a gennaio e rimasto per il no al Lille – dovranno trovare sistemazione.