Immaginate – cosa spesso fatta ironicamente – un arbitro che conceda un tempo di recupero non definito. Insomma, si gioca fino a che qualcuno non segna. Ecco, questa sembra esattamente la prospettiva del progetto Stadio della Roma di Tor di Valle.
Ieri Virginia Raggi alla chetichella è andata a Tor di Valle. Dopo quasi 4 anni e mezzo di parole spese pro e contro il progetto Stadio, un sindaco di Roma finalmente varca il cancello dell’ippodromo e vede con i propri occhi come stanno le cose. Oggi è il turno di Luca Montuori, da poco alla guida dell’assessorato all’Urbanistica in sostituzione del dimissionato Paolo Berdini allontanato dopo tutto il caos combinato principalmente proprio sul dossier Stadio.
“I proponenti hanno presentato la proposta di variazione del precedente progetto sullo stadio di Tor di Valle rispetto agli indirizzi che abbiamo dato come Amministrazione”, spiega in una nota l’assessore che, dopo aver ricordato i nuovi paletti fissati dall’accordo del 24 febbraio scorso fra la Roma e il Campidoglio, specifica: “entro il 15 maggio approveremo in Giunta una memoria che servirà per costruire la nuova delibera integrativa da sottoporre all’Assemblea capitolina”. Stiamo ancora alla memoria di Giunta: un immenso e ridicolo gioco dell’oca. “La memoria – soggiunge Montuori – conterrà il perimetro delle opere di interesse pubblico, i volumi e le tipologie costruttive. Sempre nel provvedimento sarà esplicitato il termine entro cui gli uffici dovranno elaborare la nuova delibera. La deadline è fissata al 30 giugno”.
La Regione, però, aveva fissato al 15 giugno la scadenza dell’ultima (dell’ultima, dell’ultima) proroga concessa. Ma appare chiaro che sarà l’ennesima data fittizia, buttata lì tanto per scriverne una che, appunto, come in un indefinito tempo di recupero, lascia tutta la procedura aperta. E della regolarità amministrativa, chissenefrega. Se poi, un domani, arrivasse qualcuno al Tar… beh, chi vivrà vedrà. E sarà un problema altrui. L’importante, oggi è non passare per quelli che chiudono la porta, che spaventano gli investitori stranieri della Roma che può, così, dire che va tutto bene. La verità – ed è bene che i tifosi a questo prestino ben chiara attenzione – è che nessuno degli attori – Regione o Comune – ha sufficienti attributi per prendere la decisione giuridicamente più corretta: chiudere tutto e ricominciare da capo.
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