(A. Angeloni) Dal 2009 a oggi, sono passati otto anni. Otto anni dal primo al secondo gol alla Lazio. Daniele De Rossi non festeggiò quella volta e non lo fa adesso, perché le sue due perle sono servite a niente. Mentre otto anni fa ha messo dentro la rete del momentaneo 3-2 (stava vincendo la Lazio), stavolta aveva timbrato il pari, che a tanti era suonato come la carica per la vittoria. Invece niente. Cosa è successo? «Ci siamo disuniti». Non cerca scuse Daniele. Che vive con un rimpianto di giornata. «L’aver perso una partita simile alle altre, concedendo alla Lazio di fare il gioco a lei più congeniale. Un peccato avere due-tre occasioni e andare sotto, pareggiare e poi tornare sotto al primo contropiede. Era la partita che volevano loro e l’hanno fatta, bisogna fargli i complimenti».
GESTI E GESTACCI Quel gol, il gestaccio davanti alla panchina dopo che la Lazio aveva festeggiato nella stessa maniera pochi minuti prima. «Non facciamo i bigotti, ci sta: è il derby», dice De Rossi. La rosa della Roma non è all’altezza? «Lo è, altrimenti avremmo punti in meno e avremmo vinto partite in meno. Ma si può migliorare. Nella personalità? Non so, questo concetto esce sempre quando si perde». De Rossi tira su il gruppo in vista del secondo posto, tutto da difendere. «Non dobbiamo avere contraccolpo psicologico. Il secondo posto è se lo viviamo come un contentino arriviamo terzi, se arriviamo secondi non andiamo al Circo Massimo ma dobbiamo essere motivati».