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Faida degli ultras a Monti, “Fermate questo inferno”

Manichini appesi al Colosseo

(E. Bernardini/A. Marani) – La faida degli ultras imbratta muri, semina messaggi di odio e violenza, agisce indisturbata tra i vicoli del Rione Monti che si affacciano sul Colosseo. L’exploit delle scorribande l’altra notte, tra giovedì e venerdì, quando una ventina di Irriducibili hanno steso sulla balaustra del ponte pedonale di via degli Annibaldi lo striscione «Un consiglio, senza offesa… Dormite con la luce accesa!», lasciando cadere a penzoloni quattro bambole gonfiabili impiccate a delle corde. Tre indossavano le maglie di De Rossi, Salah e Nainggolan, la quarta anonima nelle intenzioni dei laziali doveva essere metafora del tifoso romanista depresso per la sconfitta al derby. Un macabro sfottò le cui immagini, forti hanno fatto il giro del mondo sollevando indignazione. «Ma sono almeno tre anni – dice la consigliera del I Municipio Nathalie Naim – che denuncio alle forze dell’ordine e ai vigili questi raid di tifosi nel rione, praticamente ostaggio di questi ragazzotti. Simbolo della faida è il murales di Totti su sfondo giallorosso in vicolo del Pozzuolo a pochi passi dal ponte di via degli Annibaldi. L’ultima incursione poco tempo fa: i laziali arrivano, insozzano il graffito e lasciano scritte inneggianti all’odio per gli ebrei e gli stranieri, firmandosi con simboli fascisti. Uno scempio che si unisce al degrado della zona, tra movida selvaggia e bande di disperati che nessuno ferma e controlla».

LA FERITA Il raid dell’altra notte sul ponte lascia una ferita. «Ci chiediamo – aggiunge Naim – come tutto questo sia possibile in un’area che dovrebbe essere supersorvegliata. Capisco che non ci è stato un attentato, ma personaggi del genere là non devono proprio arrivare». Colpisce che la prima segnalazione dell’incursione dei tifosi laziali da parte dei cittadini sia arrivata ai carabinieri di piazza Dante solo alle cinque del mattino. Nessuno ha pensato di avvisare. E da settimane, dopo la rimozione dei divisori nelle Curve, gli ultras di una parte e dell’altra sembrano rinvigoriti, come nel caso dei romanisti che hanno già incassato daspo per un corteo non autorizzato fuori l’Olimpico. Di recente la polizia in borghese aveva sventato uno scontro tra le opposte tifoserie che si contendono il ponte usato come bacheca per avere visibilità.

LE INDAGINI Gli investigatori di Digos e Nucleo Informativo dei carabinieri sono al lavoro per completare le informative da inviare alla Procura pronta ad aprire un fascicolo sull’episodio dei manichini per reati che vanno dal procurato allarme, all’adunata sediziosa, alle minacce aggravate. Anche ieri sono stati passati al setaccio tutti gli angoli di Colle Oppio, Colosseo e Monti disseminati da scritte sui muri e diversi adesivi lasciati come etichette dalle due tifoserie che da tempo sono tornate a dialogare con il loro linguaggio. Molte le telecamere presenti in quel triangolo: sia quella installate dal Comune sia quelle della metropolitana. Gli inquirenti hanno richiesto l’acquisizione delle immagini che da oggi verranno visionate per tentare di riconoscere i responsabili. Non sarà facile visto che era di notte e la maggior parte portavano berretti e cappucci, ma molti sono vecchie conoscenze per l’occhio attento degli agenti. Strascichi della faida restano sui social. Tutto chiarito invece, dopo la telefonata di venerdì, tra gli Irriducibili Curva Nord e gli ultras del gruppo Roma circa la paternità dell’episodio. Intanto, ieri, è arrivata dura la condanna di mr Luciano Spalletti allenatore della Roma: «L’episodio dei manichini non appartiene ai tifosi della Roma né ai tifosi della Lazio, ma fa parte di persone deviate che hanno dei problemi». Per Simone Inzaghi, mr biancoceleste, «ci sono sempre gli sfottò, a volte bisogna fare delle distinzioni tra fatti gravi e sfottò. Ma ripeto: io sono fortemente contrario a ogni forma di violenza ed è giusto che venga condannata».

Fonte: il messaggero

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