(A. Pugliese) La storia giallorossa di Francesco Totti nasce il 28 marzo 1993 a Brescia e finirà oggi, 28 maggio 2017. In mezzo più di 24 anni di aneddoti, storie, ricordi. E frasi. Ogni volta una stilettata. O una battuta, capace di strappare un sorriso.
In questo fiume di ricordi ci sono ovviamente i gol. Come il primo dei 307, al Foggia, il 4 settembre 1994. Ma se Totti è diventato Totti lo deve a due allenatori: Mazzone e Zeman. Il primo lo bastonava quando ancora sbagliava i congiuntivi, il secondo gli ha trasmesso sicurezza. «Mazzone mi controllava, mi faceva chiamare da Menichini per sapere se ero a casa. Un maestro, con le sue bacchettate mi ha insegnato a diventare calciatore». Con Zeman, invece, il discorso si avvio così: «Quando ho saputo che Sensi voleva rinnovargli il contratto, ho chiesto di essere ceduto. Un anno tutto sto’ lavoro va bene, due no…», disse il 23 settembre 1997. Poi fu amore, tanto che il 20 maggio 2012 definì il boemo «unico ed inimitabile. Il calcio». Non esattamente la stessa stima che aveva per Carlos Bianchi, che lo voleva mandare in prestito alla Samp.
Ma Totti è stato anche spesso al centro delle polemiche. Con l’Inter («Lo scudetto lo abbiamo perso noi, ma prima ce ne hanno rubati due», disse il 20 luglio 2010) e la Juventus: «Hanno tutti paura di parlare, ma io sono stufo. Ti passa la voglia, il calcio è altro. Solo in Italia vai allo stadio e sai già il risultato. Sabato (8 marzo 2005, ndr) eravamo 11 contro 14. Il peggiore in campo? Racalbuto». Concetto replicato nell’ottobre 2014: «Da anni è così. Non so se siamo stati battuti dall’arbitro, di certo non dalla Juve. Dovrebbe giocare un torneo a parte».
E poi la felicità – scrive la Gazzetta dello Sport -, come lo scudetto: «È fantastico, indescrivibile. Ci ripaga di tante amarezze e dimostra che qui si può lavorare anche meglio che altrove, visto che c’è il sole e una città fantastica», disse il 17 giugno 2001. O le vittorie nei derby: «È quello dei sogni, che ho sempre voluto», disse il 13 marzo 2011, giorno della sua prima doppietta alla Lazio, dopo aver sofferto per anni: «I laziali mi hanno massacrato, scrivendo sul mio palazzo anche “antico gay” – dopo l’ennesimo derby perso nel 1997 –. Prima o poi mi capiterà di vincere e farò una festa indescrivibile».