(M. Pinci) Come fosse facile: quella lettera, letta nonostante il tumulto interiore davanti a sessantamila cuori sospesi, è difficile togliersela dalla testa. Per chi l’ha ascoltata e riascoltata – 70 milioni di visualizzazioni dei contenuti legati all’evento, soltanto nello scorso weekend – e per lui che l’ha pensata, elaborata e poi scritta fianco a fianco con la moglie Ilary. Unico contributo esterno, quello del regista tv Carosi, che a poche ore dal Giorno dei Giorni ha aiutato la Totti Family a snellirla perché fosse leggibile in tempi televisivi. Pensare che Trigoria ne avevano preparate anche altre: si erano cimentati in tanti a scriverne, una decina di lettere rimaste nel cassetto, preparate temendo che l’emozione potesse intorpidire le idee a Francesco. Ma non sono servite: come non è servito l’aiuto dell’amico Veltroni, per tradurre su carta quello che il cuore strillava da giorni. La seconda vita di Francesco Totti è iniziata il giorno dopo. Con una foto: di notte, a Trastevere, sotto una targa che ha trasformato una piazza nella sua piazza: “Francesco Totti VIII re di Roma”.
Poche ore dopo era a Milano, per l’ultima puntata delle Iene: per una volta – non era la prima, non sarà più l’ultima – protagonista non lui ma la moglie Ilary. Francesco l’ha attesa sulla terrazza del Radio Rooftop di Porta Nuova per un aperitivo, prima di “nascondersi” in una cena milanese lontano dalle telecamere di Mediaset. Per poi partire con lei verso la Costa Azzurra, regalandosi una cena in un hotel con affaccio sulle strade del circuito di Formula Uno: quello che giusto una settimana fa incoronava le Ferrari, proprio mentre il mondo assisteva alla celebrazione di Francesco. Tutto pare riportarlo a quell’istante. Oggi tornerà in Italia, forse farà un salto a Ponza con l’amico Malagò, poi una settimana a Roma aspettando che chiudano le scuole dei piccoli Cristian e Chanel. Da lunedì forse quel bisogno di metabolizzare si scontrerà con la necessità di prendere le misure a una nuova vita. In cui il pallone è sempre più sgonfio: a tenerlo stretto a Trigoria, saranno altre facce amiche.
Dicono che Di Francesco l’abbia già chiamato, per chiedergli cosa abbia intenzione di fare. Sarebbe più facile per l’allenatore, se a Trigoria trovasse come “comitato d’accoglienza” Francesco, che conosce da 20 anni e che addirittura brigò per convincerlo dieci anni fa ad accettare l’incarico di team manager. Ma un altro volto amico è quello di Monchi, il dirigente spagnolo che ne annunciò l’addio alla Roma ma con un garbo che forse nemmeno Francesco si aspettava. E che ora, senza chiedere nulla in cambio, gli offre la chance d’imparare un mestiere nuovo, di appassionarsi alla Roma da una prospettiva diversa: vuoi mettere con un ruolo istituzionale, che sia con la Nazionale o la Fifa? Francesco ci avrà pensato. Sa che il momento più difficile sarà quando quelli che fino a ieri erano i suoi compagni di spogliatoio partiranno per il ritiro, senza di lui. Già, perché dirigente o meno, Francesco non ci sarà: per la prima volta dal 1993 a oggi. Provate a immaginarle, quelle serate fresche tra le montagne di Pinzolo, che sembra un presepe tra le Dolomiti, senza le sue battute. Verrà il magone. Per questo è partito: per non pensarci. Non subito, non ancora.