(L. D’Albergo/M. Favale) Sull’altare del nuovo stadio della Roma la maggioranza 5 Stelle sacrifica la fin qui straostentata compattezza. Perché la giornata di ieri, una delle più calde nella road map che dovrebbe portare all’approvazione del dossier su Tor di Valle, si è chiusa con la sospensione della consigliera Cristina Grancio dal Movimento e con l’intervento della polizia al municipio IX.
Un doppio colpo che fa vacillare le certezze grilline. E dà voce allo sfogo dell’ortodossa, da sempre convinta che il «no» allo stadio, taglio alle cubature o meno, fosse l’unica opzione possibile: «Sono stata sospesa dal M5S — spiega Grancio — per aver espresso perplessità finanziario- giuridiche e sollecitato chiarimenti sull’intervento». L’eletta grillina — per lei ora, in attesa di scontati corteggiamenti da parte delle opposizioni, si potrebbe aprire le porte del gruppo misto — aveva chiesto più volte che venisse audito in commissione urbanistica il curatore fallimentare della Sais Spa, la società già proprietaria dei terreni su cui dovrebbe essere realizzato il Colosseo bis della Roma. «Il mio non voto non è dissenso politico, è solo la difesa degli interessi dei cittadini », continua la consigliera. Che ora non sembra proprio intenzionata a lasciare l’aula Giulio Cesare: «Continuerò a chiedere che si faccia subito chiarezza su alcune questioni. Fin qui è quanto debbo agli elettori nel rispetto del mandato».
Poi, punta nell’orgoglio da un provvedimento disciplinare a suo modo di vedere «poco convincente », accusa i suoi (ex) colleghi di gruppo: «Avrei tenuto “un comportamento che sembra presentare caratteri di particolare gravità”. La nota poggia tutta su condizionali. Agli amici pentastellati ricordo che mi sospendono perché ho cercato di andare oltre i dubbi. O avete le idee confuse, oppure siete in malafede», chiude la Grancio. Sbattendo la porta, come aveva già fatto in mattinata, nel corso della commissione congiunta trasporti e urbanistica, dove aveva salutato prima di votare. Un’astensione che aveva fatto andare su tutte le furie il capogruppo Paolo Ferrara: «La collega non sa quello che dice». Poi il solito refrain: «Questo gruppo è unito, sta dimostrando compattezza». Ora, però, la maggioranza è meno forte: i consiglieri pentastellati erano 29, ora rischiano di diventare 28.
Non che all’Eur si respiri un’aria migliore: ieri il consiglio del municipio IX avrebbe dovuto dare il suo parere — non vincolante, ma comunque necessario — sulla delibera dello stadio. Ma le opposizioni, dal Pd a Fratelli d’Italia, hanno avuto la meglio: in difesa del regolamento, sono riusciti a far slittare il voto. Inutili i tentativi del presidente del consiglio dell’ex circoscrizione Marco Cerisola e del minisindaco grillino Dario D’Innocenti di trovare la quadra in diretta telefonica con il numero uno dell’aula Giulio Cesare e big del M5S capitolino Marcello De Vito. Tra cartelloni («Onestà? Solo bla, bla, bla») e cori, alla fine nell’aula del Laurentino 38 sono arrivati gli agenti della Digos e delle volanti.
I lavori riprenderanno «domenica o lunedì» assicura il presidente dell’ex circoscrizione. Ma il tempo stringe. Entro giovedì la delibera deve essere votata in consiglio comunale. Il parere favorevole delle commissioni c’è, quello del municipio ancora no.
E la base è in rivolta: «L’esposto alla Corte dei conti — spiega Francesco Sanvitto del tavolo urbanistica — ormai è inevitabile. Si useranno fondi pubblici per espropriare i terreni dei privati».