Il derby di Roma non è una partita come le altre, questo è risaputo. Tutti i giocatori e gli allenatori che hanno affrontato questo evento ne parlano con una luce particolare negli occhi, descrivendo una partita diversa, piena di significato, un significato che va ben oltre i tre punti del campionato, perché in quei 90 minuti non esiste campionato, non esiste coppa, non esiste altro. E anche Zeman, che più volte ha dichiarato che il derby per lui valeva come una qualsiasi altra partita da tre punti, non ha mai convinto molto in questa sua affermazione.
Nel derby saltano gli schemi, nel derby vince chi riesce ad essere più freddo, a non farsi influenzare dalle migliaia di tifosi sugli spalti, tanto presi dall’inneggiare ai propri colori quanto a deridere quelli avversari, da tutto quello che si è sentito in settimana e da tutto ciò che la vittoria o la sconfitta scateneranno. Per questo la domanda che divide gli appassionati alla vigilia di questo evento è sempre: “Meglio avere in campo giocatori che conoscono bene questa tensione, che hanno imparato a viverla sulla propria pelle, o calciatori che non la conoscono, ai quali può scivolare addosso?” La domanda ovviamente non ha una risposta esatta, come quasi nulla nel calcio, ma questo derby sembra voler dare un indirizzo preciso a questa querelle, perché quest’anno, saranno davvero tanti i giocatori che vivranno per la prima volta il derby sulla propria pelle, da una parte e dall’altra.
La Lazio quest’anno ha aggiunto 7 giocatori alla rosa, di cui almeno 4 titolari.Marchetti, sarà chiamato a difendere la porta per la prima volta e di certo non sarà semplicissimo quando si troverà la Sud alle spalle, pronta a sottolineare ogni suo minimo errore e a fischiare ogni intervento. Poi ci sono i due più temuti, le nuove punte biancocelesti: Klose, che però potrebbe non avere l’onore/onere di affrontare i giallorossi visti i recenti bollettini medici che parlano di distrazione del legamento collaterale del ginocchio, e Cissé. Quest’ultimo merita un discorso a parte, perché pur non avendo mai affrontato il derby, conosce bene la Roma, e i tifosi della Romaconoscono bene lui, per quei 3 goal in due partite (di cui 2 all’Olimpico) segnati inEuropa League nella stagione 2009/2010, quando ancora vestiva la maglia del Panatinaikos.
La Roma da parte sua ha aggiunto ben 10 giocatori alla rosa, di cui molti titolari. Per Stekelenburg vale lo stesso discorso fatto per Marchetti, anche se ci si aspetta maggiore capacità di tenere a bada le emozioni da chi ha difeso la porta della propria nazionale in una finale mondiale. In difesa i potenziali esordienti saranno quattro: Rosi,Heinze, Kjaer e José Angel. Il primo il derby non l’ha mai giocato, però conosce bene l’atmosfera avendolo vissuto per tre volte dalla panchina (andata e ritorno nella stagione 2006/2007 e all’andata nella stagione 2010/2011). A Heinze l’esperienza internazionale potrebbe dare la freddezza necessaria ad affrontare con lucidità una prova così carica di aspettative. Per gli altri due questo derby potrebbe essere più duro e diventare un vero e proprio banco di prova, così come per Pjanic, che potrebbe addirittura trovarsi a dover sostituire il giocatore più importante che la Roma abbia:Francesco Totti.
Il centrocampo vede due argentini come possibili matricole del derby: Gago e Lamela . Per loro due bisogna aprire una parentesi a parte, perché se è vero che il derby diRoma è una partita carica di significato come quasi nessun’altra al mondo, quel quasilo si deve proprio a un derby argentino altrettanto teso come Boca Junior – River Plate, che entrambi, con maglie diverse (quella del Boca per Gago e quella del River perLamela) hanno giocato. Schierare Lamela potrebbe essere un doppio rischio, perché ancora non si è certi del minutaggio che possa sostenere dopo l’infortunio alla caviglia e perché il suo esordio al derby coinciderebbe con il suo esordio con i colori giallorossi, non la partita più semplice per presentarsi ai tifosi della Roma: ma Erik è un ragazzo che sembra non temere il peso emotivo di partite del genere, basti pensare che inserito a partita in corso durante il suo primo derby, Boca – River, ha fornito l’assist vincente da calcio d’angolo, per il goal che ha sancito la vittoria dei millonarios.
Per concludere, l’attacco non è esente da esordienti nel derby. Osvaldo deve dimostrare di essere veramente il goleador di cui la Roma aveva bisogno e dopo essere riuscito, almeno in parte, a modificare il pregiudizio che la piazza aveva su di lui, legato alla precedente esperienza italiana e al costo del suo cartellino ritenuto eccessivo, fare bene al derby potrebbe voler dire una consacrazione vera e propria.Borini potrebbe dare il suo contributo con la testardaggine e voglia che lo contraddistingue, confermata anche da Ancelotti che lo ha allenato al Chelsea. E poi c’è Bojan. Per lui il derby potrebbe avere un significato particolare, perché se è vero che sin dalla cantera del Barcellona nessuno ha mai minimamente messo in discussione il suo talento e le sue doti tecniche, quello che gli si è sempre recriminato è la carenza di carattere e di carisma: per questo proprio il derby, potrebbe essere la partita per confermare questo scetticismo, o per allontanare definitivamente i dubbi sulla validità di questo giocatore.
Una menzione a parte va a chi di certo non è un esordiente e che non giocherà il derby, perché sia che si creda al partito dei “Meglio i giocatori che conoscono il derby” sia che si aderisca a quello dei “Meglio i giocatori che non si rendono conto dell’importanza di questa partita”, sicuramente molti romanisti avrebbero voluto vedere in campo il Capitano Francesco Totti.
Fonte: vocegiallorossa.it