La guerra lampo è durata sei ore: la Roma ha attaccato il Milan, il Milan ha risposto, la Roma si è scusata. Analisi per appassionati: Marco Fassone, amministratore delegato del Milan, è il vincitore di giornata. È andato a dormire da eroe dei due mondi: ha appena vinto la prima partita in Europa e i tifosi lo hanno incoronato per una vittoria dialettica contro il dirigente d’America.
Momento numero 1: le parole di James Pallotta. In un’intervista a Sirius Xm, radio americana, ha attaccato il Milan e non solo. «È uno scherzo. È folle. Non ha senso. Il Milan non ha i soldi. Paul Singer è un mio amico, loro diventeranno padroni della squadra. Quando gli stipendi saranno uguali ai ricavi, non so che diavolo succederà. Sono gli unici in A che stanno perdendo la testa». Comprensibile che Pallotta si senta svantaggiato da un fair play che mette limiti alla Roma e, per ora, lascia libero il Milan di fare la spesa col carrello grande.
Momento numero 2: la risposta di Fassone: «Sono sbalordito. Primo per lo stile. Secondo per le imprecisioni: qualunque operazione di questa entità viene fatta abitualmente con la leva finanziaria. Il fatturato del club è straordinariamente migliore percentualmente di quello della Roma».
Più strano il destino di Pallotta. Ieri si è comportato da tifoso, scrive la Gazzetta dello Sport. Poi però ha fatto marcia indietro: «Mi scuso se ho avuto informazioni imprecise. Tengo molto al calcio italiano. Auguro al Milan e ai nuovi proprietari le migliori fortune e attendo con piacere che la sua dirigenza e la nuova proprietà collaborino in maniera incisiva per lo sviluppo della A». Ufficialmente, scuse. Certo, è significativo che Pallotta sia stato lasciato solo e nessun altro dirigente abbia esternato i suoi dubbi.