(L.Vendemiale) – A settembre la Regione Lazio convocherà una nuova conferenza dei servizi: 180 giorni (al massimo) per decidere se il nuovo stadio della Roma s’ha da fare o meno. Comune e proponenti, legati ormai a doppio filo dopo l’accordo stretto in Campidoglio a febbraio, si giocano tutto sulla viabilità: dovranno dimostrare che un solo ponte sul Tevere (quello dei Congressi) sia sufficiente. E garantire la sua realizzazione.
Il futuro di Tor di Valle ruota ormai tutto intorno a un ponte, dopo che dal governo è arrivata una netta bocciatura sulla mobilità. Il ragionamento del ministero dei Trasporti è chiaro: l’area ha già problemi di traffico, il ponte dei Congressi non è alternativo a quello di Traiano (che l’amministrazione M5S ha deciso di tagliare) e comunque non può essere dato per scontato, visto che si tratta di un progetto autonomo. La conferenza dei servizi potrebbe avere lo stesso un esito positivo, ma sembra difficile che la Regione si prenda una simile responsabilità. Per il momento l’assessore Michele Civita si limita a sottolineare che “molte amministrazioni segnalano con forza la necessità di rivedere opere e interventi sulla viabilità”.
Ridiscutere il dossier non è neppure un’opzione, così in Campidoglio puntano a superare il rilievo con uno studio di fattibilità: anche in Comune, però, sono consapevoli che almeno un ponte sul Tevere sia indispensabile per servire la zona. A questo dovrebbe servire il Ponte dei Congressi, che però fa storia a sé: è finanziato dallo Stato, e non sarà pronto prima del 2022. Un’ipotesi a questo punto potrebbe essere armonizzare i due lavori in un’unica conferenza. La soluzione di tutti i problemi, con un’incognita: legare un progetto privato, che il presidente giallorosso James Pallotta pretende di concludere entro il 2020, a uno pubblico di cui si parla da 15 anni e che non ha mai visto la luce.
fonte: Il Fatto Quotidiano