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La Gazzetta dello Sport – Juan Jesus e Kolarov nel mirino del tifo razzista e violento

(M.Cecchini) – Il calcio dei violenti – in pensieri, parole, opere ed omissioni – non conosce momenti di sosta, e così Juan Jesus e Kolarov si sono ritrovati inaspettatamente nel mirino di alcuni pseudo­tifosi, che hanno compiuto un vero e proprio autogol a livello d’immagine.

SU INSTAGRAM – Il difensore brasiliano infatti – oltre a ovvie critiche calcistiche – ieri ha trovato un messaggio sul suo profilo Instagram (con provenienza da un account con foto celebrative di Totti) che recitava questi versi alati: «Brutto negro mongoloide, la prossima partita la vedi col cannocchiale. Per fermare Perisic ti ci voleva l’autovelox». Parole che il brasiliano pare non abbia intenzione di perdonare, visto che ha deciso di denunciarne l’autore. «Vorrei lasciar perdere ma non posso – ha replicato sul suo account –. In un mondo pieno di preconcetti e guerre, se posso fare qualcosa per cambiare il futuro lo farò. Perché ho dei figli e non voglio un futuro con persone così brutte insieme a loro. BASTA». E visto che l’età di colui che lo aveva insultato sembra essere assai bassa, ha aggiunto: «Il futuro è in buone mani… denuncia per i tuoi in arrivo, caro mio». Il suo manager, Calenda, ha chiosato sui social: «Sempre al tuo fianco, ancor più quando si tratta di difendere una battaglia di civiltà e rispetto». E tanti tifosi sono stati solidali con Juan Jesus e la sua decisione.

SOTTO PRESSIONE – Meno legati alla stretta attualità, invece,sono i problemi che stanno toccando Kolarov. L’esterno giallorosso infatti – agli occhi di qualche tifoso evidentemente accecato dalla rivalità cittadina – paga ancora il fatto di aver giocato nella Lazio dal 2007 al 2010. Già la questione si era evidenziata al momento dell’acquisto dal City, ma l’onda lunga non si è fermata neppure nel dopo partita di Bergamo, all’esordio del campionato, nonostante il serbo abbia segnato il gol partita. Alcuni tifosi giallorossi, infatti, gli avevano riservato cori offensivi, che evidentemente hanno contagiato anche altri, tant’è che a Roma negli ultimi giorni sono apparse scritte di questo tenore: «Kolarov come Re Cecconi» e «Non dimentichiamo il tuo passato con quella lurida maglia. Ti auguriamo la stessa fine di Chinaglia. Kolarov bastardo laziale». I commenti sono superflui.

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