(A. Maglie) – Thiago Ribeiro con una doppietta annichilisce una Rometta. Sul terreno del Sant’Elia che ai giallorossi non porta fortuna (non vincono qui da ben diciassette anni), la squadra di Luis Enrique interrompe una serie positiva in campionato di sei risultati utili. Lo fa con una prova ricca di errori nel primo tempo e addirittura inquietante nel secondo, soprattutto dopo il terzo gol (sempre di Ribeiro, favorito da una palla perduta da Gago in mezzo al campo, da un bel lancio in profondità di Pinilla, da una distrazione del guardalinee Stefani che non si è reso conto del fuorigioco del rossoblù e da un bellissimo tiro che si è infilato sotto la traversa). La reazione è stata a tratti disordinata e a tratti inconsistente. Certo, Luis Enrique può recriminare per un contatto in area tra Agazzi e Simplicio che Romeo non ha ritenuto punibile con il rigore (nel primo tempo Pinilla è stato fermato per un fuorigioco inesistente). Ma se la rivoluzione dello spagnolo consiste in un calcio che non contempla il tiro in porta e la fase difensiva, allora qualche preoccupazione è lecito che i tifosi (e anche la società) comincino a coltivarla. La Roma senza De Rossi davanti alla difesa è tornata alla fase iniziale del campionato, quando lasciava occasioni e contropiedi agli avversari (la gara è stata chiusa proprio da una ripartenza con Ibarbo che ha «scherzato» con Juan rimanendo in piedi nonostante una carica e trovando la deviazione vincente di Ekdal che arrivava a rimorchio in mezzo all’area). Ballardini la gara l’ha interpretata molto meglio del suo giovane e inesperto collega. Con i cambi di gioco ha allargato le maglie di una difesa non impermeabile; in vantaggio nella ripresa, ha cambiato modulo prima passando al 4-4-1-1 e poi al 3-5-1-1; infine ha inserito Ibarbo che con le sue accelerazioni ha fatto letteralmente a fette, in nove minuti, quel che era rimasto (molto poco) della fase difensiva romanista.
ERRORI E GOL – Quando in un solo tempo fioccano (è il verbo adatto visto le condizioni ambientali al Nord) i gol, il sospetto che le due squadre si siano abbandonate a qualche errore di troppo in fase difensiva è più che fondato. Bisogna dire che la Roma ha confermato alcuni imbarazzi già emersi ad esempio nella sfida di Coppa Italia contro la Juve: tutte le volte che il Cagliari spostava la palla da destra a sinistra con precisi cambi di gioco, la squadra di Luis Enrique andava in difficoltà. Dall’altra parte i sardi che per la prima volta dopo molto tempo hanno schierato dall’inizio la squadra titolare (comprensiva dei nuovi acquisti, Dessena e Pinilla) si è punita con alcuni errori individuali molto evidenti facendo imbestialire il presidente Cellino che la partita ormai la segue all’ingresso del sottopassaggio anche per motivi scaramantici. Il primo gol di Ribeiro (bella la sua conclusione dalla distanza ma decisamente insufficiente la risposta di Stekelenburg) è nato proprio da un «buco» creatosi al fianco di Rosi grazie a un lancio di Conti. Il pareggio di Pinilla (bravo a stoppare di sinistro e a toccare di destro con Stekelenburg in uscita, anche in questo caso non al di sopra di tutti i sospetti) è arrivato da un bel lancio in diagonale di Cossu con Kjaer che teneva in gioco il cagliaritano e Rosi ancora una volta molto disattento. Dall’altra parte la Roma ha pareggiato con un colpo di testa di Juan bello e preciso ma facilitato nel suo inserimento in mezzo all’area (angolo di Totti) dalla disattenzione di Canini che provava a trattenerlo e poi scivolava. Il raddoppio di Borini, invece, è arrivato da una punizione potente di Pjanic che Agazzi ha respinto davanti ai suoi piedi con intenti autolesionistici (e non a caso su quella palla invitante si è catapultato lestamente l’attaccante giallorosso).