(F.M.Magliaro) – Primo dato: la mole di documenti presentati dalla Roma in Regione è imponente: 3489 file, quasi 17 gigabyte di «peso», con il solo elenco di questi file raccolto in un libriccino di 176 pagine. È il «nuovo» progetto (diciamo la terza versione) dello Stadio della Roma a Tor di Valle, redatto secondo le indicazioni della delibera Raggi sul pubblico interesse e predisposto come «controdeduzioni» al procedimento di chiusura della Conferenza di Servizi che si era aperta a settembre 2016. Mentre il presidente giallorosso James Pallotta si attende novità a breve («nelle prossime settimane dovrebbero arrivare notizie positive per lo Stadio»), il direttore generale della Roma, Mauro Baldissoni, ieri pomeriggio è passato in Regione dove si stanno predisponendo le carte per la prossima convocazione della Conferenza di Servizi.
In sostanza, sfrondando il burocratese, i tecnici della Roma e del costruttore Luca Parnasi hanno «aggiornato» tutte le carte, le relazioni, le tavole secondo le prescrizioni che i vari uffici pubblici (Stato, Regione, Città Metropolitana e Comune) avevano formulato sul progetto «versione Marino» e hanno chiaramente predisposto tutte le modifiche figlie della «versione Raggi». Il tutto, quindi, viene confezionato come una specie di risposta» ai diversi uffici che avevano (ciascuno con motivazioni diverse e di diversa rilevanza) bocciato la versione 2016 dell’intervento. Ad esempio, agli uffici dell’assessorato comunale al Commercio che avevano avanzato rilievi circa l’accatastamento da fare ai negozi posti dentro lo Stadio o nell’area commerciale (ritenuti «centro commerciale») viene fornito un parere legale di 12 pagine che spiega punto per punto perché le attività in questione vadano considerate «esercizi di vicinato» (semplici piccoli negozi). La parte nuova del progetto prende le mosse dalla decisione della Raggi e dei suoi consiglieri pentastellati di modificare i paletti del pubblico interesse rispetto a quelli stabiliti da Marino: tagliare opere pubbliche pagate dal privato per tagliare le cubature concesse a compensazione. Quindi, via il Ponte di Traiano sull’autostrada Roma-Fiumicino a Parco de’ Medici, con le sue complanari; via i circa 50 milioni di euro per finanziare la nuova tratta della metro B o, in alternativa, da spendere sulle infrastrutture della Roma-Lido. Ridotto il progetto di allargamento della stazione Tor di Valle della Roma-Lido (non deve più accogliere una nuova coppia di binari ma rimane com’è oggi) e sparisce anche quasi la metà dei parcheggi inizialmente previsti. Risultato: dimezzate le cubature del business park con taglio delle tre torri, sostituite con palazzine basse. In positivo viene rivisto il progetto della Via del Mare/Ostiense che, con qualche differenza rispetto al vecchio progetto, viene totalmente unificata e ristrutturata dal Raccordo allo stadio mentre riassestata con unificazione dallo Stadio a Marconi. Il resto – opere idrauliche sul fosso del Vallerano, parchi e verde pubblico, videosorveglianza, attracchi sul fiume – è sostanzialmente uguale a prima.
Nota per le «vedove» di Lafuente: secondo il professor Giorgio Muratore, massimo studioso e amico personale dell’architetto spagnolo, non esiste nessuna possibilità di «smontare» le tribune esistenti e spostarle. Oggi dalla Regione dovrebbero partire, direzione Campidoglio, Città Metropolitana e Stato, le nuove carte progettuali e le convocazioni per la Conferenza di Servizi. Ognuna delle Amministrazioni avrà a disposizione alcuni giorni di tempo per presentare alla Roma eventuali richieste di approfondimento o documentazioni integrative. Quindi, per la fine del mese – più o meno secondo l’agenda prevista – dovrebbe essere nota la data della prima seduta della Conferenza. Da quella prima riunione partirà il conto alla rovescia dei 90 giorni. Facendo i conti, quindi, al massimo per la vigilia delle elezioni regionali (in programma a fine febbraio salvo eventuali rinvii da election day) dovrebbe essere pronunciata la parola definitiva sull’intero progetto: o il sì finale o si cancella tutto. L’obiettivo un po’ di tutti, però, è chiudere il più in fretta possibile, magari entro la fine del 2017.
fonte: Il Tempo