Lo dice lui che lo ha provato sulla sua pelle: “Roma è una piazza che merita di vincere. È la Capitale d’Italia”. Gaetano D’Agostino nella Roma ha vinto uno scudetto nel 2001, pur giocando solo qualche minuto a Brescia. Nato a Palermo, classe 1982, dopo aver iniziato nelle giovanili della sua città si è trasferito a Roma e a Trigoria è entrato nel calcio che conta. E con quella sola presenza, nella stagione 2000/2001, diventò Campione d’Italia. In totale nelle due parentesi alla Roma ha collezionato 41 presenze e un gol.
Partiamo proprio da lì, come si vince uno scudetto?
“Sono entrato in un gruppo di calciatori fortissimi. Una squadra che aveva le idee chiare e dove tutto filava liscio. Io ho avuto la fortuna di crescere velocemente, assimilando ogni piccola cosa da grandissimi campioni. Ho imparato ascoltando molto… cosa che oggi non fa più nessuno”.
Quale fu l’ingrediente vincente di Capello?
“Capello basava tutto sulla disciplina e il rispetto delle regole. La prima cosa che fece al suo arrivo a Trigoria fu numerare i parcheggi destinati ai calciatori. Nella confusione non nasce nulla di buono. La base era la serietà e il rispetto del lavoro”.
Prossimo avversario della Roma è l’Udinese e lei ha giocato anche in Friuli…
“Sono state quattro stagioni alla grande. Una piazza perfetta per far crescere un giovane, una società seria con una struttura che funziona. Se il giocatore ha buone doti, in quattro/cinque anni sicuramente ad Udine riesce ad emergere”.
Passiamo all’attualità, che gara si immagina all’Olimpico?
“Sulla carta non dovrebbero esserci problemi per la Roma. L’unico pericolo è che i giocatori pensino alla gara di Champions di mercoledì prossimo. Ma non credo accadrà; la Roma è in crescita, sta prendendo consapevolezza di sé e non credo possa correre il rischio di sottovalutare l’avversario”.
L’Udinese non è partita benissimo in questa stagione.
“Non è in un bel momento. Ma cercherà di uscire dall’Olimpico a testa alta, di tenere comunque il ritmo della Roma per tutti i novanta minuti. Una goleada in un momento così potrebbe essere deleteria”.
Il calcio di Delneri come lo giudica?
“Sono trent’anni che fa giocare le sue squadre nello stesso modo. L’ho avuto anche io come allenatore con la Roma. Ha una grande esperienza, ma difficilmente cambia a seconda dei giocatori che ha a disposizione o all’avversario in partita. È un modulo in cui si trova a suo agio”.
Crede possa esserci il rischio di stanchezza giocando ogni tre giorni?
“Siamo ad inizio stagione e ora non si sente, ma andando avanti gli impegni ravvicinati pesano. Bisogna sin da ora dosare bene le energie. Per questo le squadre con grandi ambizioni devono avere diciotto potenziali titolari, giocatori dalla massima competitività”.
Di Francesco è arrivato solo da pochi mesi a Roma. Impressioni?
“Sulle sue competenze professionali non ho mai avuto dubbi, è molto preparato e capace, lo seguo già da Sassuolo. Temevo che potesse avere dei problemi con la pressione dell’ambiente invece mi sembra che sia perfettamente integrato. L’episodio con Dzeko lo ha gestito benissimo tanto che il bosniaco dopo ha segnato quattro gol. Sta dando alla squadra
un’identità ben definita, si vede netta la mano dell’allenatore”.
C’è un giocatore che la ha colpita positivamente?
“Lo conoscevo già, ma Gonalons contro il Benevento ha fatto vedere grandi qualità. Fa reparto, alza e abbassa il gioco. Ha grandi potenzialità di crescita”.
Dove può arrivare questa Roma?
“Credo debba andare avanti un passo alla volta. Il suo primo obiettivo è passare il turno di Champions League rimanendo attaccata al gruppo in campionato. Ha le potenzialità per passare il girone se continua a giocare come sta facendo. Si vede che è un gruppo in crescita, una squadra che sta acquisendo identità”.
Prima di salutarci, di cosa si occupa in questo momento?
“Dallo scorso giugno sono allenatore in Lega Pro, al Francavilla. Una bella realtà, molto stimolante per un allenatore giovane come me”.
Fonte: As Roma Match Program