(T. Carmellini) Iniziare una nuova vita a quarant’anni. Lo ha fatto Francesco Totti che domani festeggerà il suo quarantunesimo compleanno per la prima volta, da quando è adulto, senza indossare una maglia da calciatore: o meglio, senza indossare quella divisa giallorossa che lo ha reso famoso in giro per il mondo. L’unica. Un vero e proprio totem, un giocatore che ha fatto piangere l’Olimpico nel giorno del suo addio al calcio arrivato dopo un paio d’anni di tribolazioni, incertezze, scelte fatte e non fatte, ma soprattutto di consapevolezza. Perché Totti si sentiva e pensava ancora come un giocatore. Poi la svolta e quel lungo addio che ha segnato le vite sportive dei tifosi della Roma: anche di quelli che gli hanno sempre tifato contro… a prescindere. Perché alla fine, la sua grande capacità è stata proprio quella di metterli, almeno per una volta, tutti d’accordo. Ora che il passo è fatto e che l’emozione dell’addio ha lasciato spazio alla quotidianità, Francesco sta riorganizzando la sua nuova vita: fatta di riunioni, impegni, trasferte da fare esattamente come prima, anche se adesso in giacca e cravatta e senza portare con sé borsone e scarpini.
E quel ruolo da dirigente che in avvio sembrava stargli stretto, inizia invece a trovare spazio nella vita del Totti 2.0, mai come ora attivo anche fuori dal campo. Dà consigli importanti dall’alto della sua esperienza tecnica, sa stare al suo posto quando serve e ha una visione dell’evento sportivo che un dirigente normale non può avere. Ascolta, impara, apprende e, ruba un po’ qua un po là, come solo chi è abituato a stare per la strada sa fare. Ma soprattutto, conosce la Roma in tutte le sue smussature, angoli vivi ed oscuri: nessuno come lui sa dove c’è da mettere le mani. Insomma sta attento, è «presente» e il suo atteggiamento positivo ha sorpreso anche lo stesso club: Totti ci crede e vuole crescere in questa nuova Roma. E il «ragazzo» poi impara rapidamente e dall’imbarazzo della prima trasferta stagionale (al Rigamonti di Bergamo), nella quale fu costretto a cambiare posto con Monchi perché sulle scale s’era creata una sorta di processione tra «malati» di selfie e bimbi che volevano l’autografo del campione, sembra passata una vita. Ora si muove tranquillo tra le autorità, stringe mani e fa quello che deve fare un dirigente che accompagna in trasferta la «sua» squadra.
Il corso da allenatore poi, iniziato la scorsa settimana, è un ulteriore passaggio verso il futuro. Totti, che per una vita ci ha scherzato sopra, ora è davvero tornato sui libri a studiare: massimo impegno perché è uno che le cose non le fa per gioco ma sul serio. Sempre. È questa la sua carta vincente, la cosa che gli ha consentito di ottenere la fiducia di Pallotta che pur di tenerlo con sé avrebbe fatto carte false: perché se hai uno così in casa te lo tieni stretto… molto stretto. Domani passerà la giornata in famiglia. La Roma lo ha dispensato per la trasferta in Azerbaigian della quale non farà parte proprio per poter festeggiare il suo quarantunesimo compleanno con la famiglia. E allora sotto con le cose che preferisce nella vita, i soliti quattro amici, i bimbi, Ilary, mamma Fiorella e la Nutella: ma con moderazione, perché la linea ora più che mai, conta. Auguri Capitano!