(U.Trani) – I militari, già da ieri pomeriggio, sono schierati attorno al perimetro del Baku Olimpiya Stadionu. Sono dietro la rete di recinzione e controllano ogni auto. Anche la Roma, per raggiungere lo stadio che ricorda l’Allianz Arena di Monaco, ha faticato a superare i controlli. Scrupolosissimi e lenti. Bloccati il pullman e i van, la conferenza stampa di Di Francesco e Juan Jesus è partita in ritardo di mezz’ora. Non c’è da stupirsi. Stasera c’è il debutto casalingo del Qarabag in Champions e addirittura per la prima volta nello stadio della Nazionale. Perché a Baku, è come se giocasse l’Azerbaigian. La città, quasi tre milioni e mezzo di abitanti, si appresta a vivere l’Evento e a riempire l’Olimpico. La capienza è di 69.823 spettatori, ma sono stati messi in vendita 60 mila biglietti. Gli uomini della sicurezza sono stati allertati da lunedì pomeriggio: «Ai cancelli se ne presenteranno di più». Attesi 65 mila azeri. Compreso ilpresidente della Repubblica (qui è anche il capo dell’esecutivo): Ilham Aliyev, eletto nel 2003 (76,8 per cento dei voti) e in precedenza alla guida del comitato olimpico, ha cavalcato l’impresa della squadra di Agdam, la città fantasma che nel ‘93 è stata rasa al suolo dagli armeni. Oggi è il team dello Stato. Che finanzia il club.
EFFETTO SORPRESA – «Ho visto la Roma contro l’Atletico: non me l’aspettavo così forte. I giocatori sono autentici professionisti. Serissimi» chiarisce Gurban Gurbanov che, sulla panchina del Qarabag dal 2008, ha già incrociato l’Inter e la Fiorentina nella fase a gironi dell’Europa League. «Nel calcio anche i più forti possono commettere errori e perdere. Ma non ho visto punti deboli nella squadra di Di Francesco. E’proprio forte. I precedenti con le altre due italiane non contano: i giallorossi hanno più varietà di schemi. E il secondo posto della stagione scorsa basta per far capire chi avremo di fronte. Li ritengo favoriti, ovviamente con il Chelsea e l’Atletico, per il passaggio del turno». La notte è storica: «Per la nostra città, per il nostro paese e per il nostro calcio. La pressione non sarà però una scusa. Anche una sconfitta ci fa crescere». Ma non avrebbe voluto giocare all’Olimpico. La pista di atletica allontana il pubblico.
fonte: Il Messaggero