(E.Menghi) – Vuoto a prescindere. Sembra non esistere evento in grado di riempire l’Olimpico come una volta. Si è dovuto ritirare Totti per sfiorare i 60 mila spettatori, 4 mesi e mezzo fa. E mentre San Siro è sold out ormai da giorni per l’atteso derby di domenica, per cui è previsto un incasso record per l’Inter pari a 4,5 milioni di euro, qui si fatica ad arrivare a quota 40 mila per il big match tra Roma e Napoli. Tira aria di sfida scudetto, anche se dal pubblico non si direbbe: che i giallorossi abbiano il vento in poppa o restino incagliati in qualche scoglio lungo il tragitto non cambia nulla. Se non sono i risultati ad influire sugli spalti semideserti, allora cos’è? La domanda se la pongono anche a Trigoria, ma difficilmente riescono a trovare alibi di fronte alla scoraggiante vendita di 11 mila biglietti per sabato. Il discorso del caro prezzi non regge più, la società ha fornito diverse modalità di acquisto e di abbonamento proprio per non sovraccaricare di spese i tifosi, almeno i più fedeli, ma la risposta è stata timidissima e i 21 mila tesserati ne sono la prova più evidente. Eliminate le barriere della discordia, ci si aspettava una calca che non c’è stata. Logico che una partita di cartello costi di più, non succede solo all’Olimpico, dove lo spettacolo si fa pagare, ma poi ci sono promozioni come quella lanciata ieri per le gare con Crotone (Tevere a 15 euro per gli studenti), Bologna (Monte Mario a 15), Spal (Distinti Sud a 10) e Cagliari (Curva Nord a 5). Ci sono i problemi di mobilità con cui fare i conti, è vero, i parcheggi lontani e una rete di trasporti che rende un’impresa impossibile andare allo stadio senza macchina, ma è così da sempre, mentre il calo di spettatori è recente.
Il prefiltraggio può rallentare l’ingresso e provocare qualche disagio, ma è sintomo di un sistema efficace di sicurezza. Lo stesso non si può dire di San Siro, dove i controlli all’entrata sono ridotti. Per evitare un clima di tensione, è stata vietata la trasferta ai residenti in Campania e tutti gli altri sostenitori azzurri saranno radunati nel settore ospiti per non entrare in contatto con i romanisti. La Prefettura ha voluto però mandare un segnale di normalità dopo la tragedia di Ciro Esposito e ha ignorato la richiesta di De Laurentiis di anticipare la sfida alle 18, confermando il calendario della Lega: si gioca alle 20.45,4 anni dopo l’ultima volta. Le restrizioni sono per gli ospiti, ma chi manca è il tifoso della Roma. Anche se i dati delle tv raccontano di una grossa fetta giallorossa: basti pensare che i telespettatori di Roma, Napoli, Inter, Milan e Juventus hanno fatto registrare fin qui l’80% degli ascolti complessivi della Serie A con un ascolto medio di oltre 600 mila per gara. L’attuale media di spettatori all’Olimpico è di 33 mila a match, per cui solo il 5,5% dei tifosi va allo stadio. Col Napoli il trend sarà simile, si punta ad arrivare almeno a quota 40 mila, mentre con la Champions stavolta si possono registrare numeri migliori rispetto ai 36 mila dell’esordio con l’Atletico: oltre 20 mila tagliandi sono stati già staccati per Roma-Chelsea. L’eccezione che conferma la regola.
fonte: Il Tempo