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La Repubblica Normalità Nainggolan. La Roma e il mistero di un guerriero al ribasso

Nainggolan

(M. Pinci) Nella Roma che insegue il treno scudetto c’è un interrogativo irrisolto. Che fine ha fatto Nainggolan? La serie romanista di sorrisi, tolti gli inciampi con Inter e Napoli, ha tanti padri: Di Francesco e il suo turn over, Kolarov e Dzeko che invece non riposano mai, il portiere Alisson, il meno battuto del campionato. Ma non il belga. Curioso per un totem che in estate l’Inter ha provato a prendersi e che Pallotta ha blindato concedendo un rinnovo che, all inclusive, vale circa cinque milioni all’anno. Eppure il centrocampista da quattordici reti, il miglior romanista dell’anno, pare sparito. Peggio: normalizzato. Tira meno in porta, lotta meno e perde più palloni. L’occasione per rinascere è dietro l’angolo: stasera all’Olimpico arriva il Bologna, a cui ha già segnato tre volte: tolta l’Inter, la squadra del figlio del mister Di Francesco(«Giocare contro Federico? E’ bello ed emozionante. Per me è strano parlare di lui come calciatore, è un qualcosa che mi inorgoglisce, sono felice di quanto sta facendo e convinto che può fare ancora meglio» ha detto ieri papà Eusebio) il bersaglio preferito.

Magari a pesare sulle sue prestazioni è il timore di perdere un Mondiale che avrebbe strameritato: il commissario tecnico belga, Martinez, ha smesso di chiamarlo perché «nell’ultimo periodo Radja viene da partite complicate tatticamente». Spalletti ne aveva scatenato l’anarchia a ridosso delle punte. Di Francesco era certo di farne una mezzala d’attacco senza eguali, poi ha provato a ridisegnarlo trequartista, infine l’ha inventato ala destra. Il risultato però è lo stesso. Anche lo scorso anno a questo punto aveva segnato un solo gol: proprio alla decima, tra l’altro. E’ l’intensità però che pare diversa. E la metamorfosi è nei numeri. Calcia in porta meno del viola Veretout, quanto Parolo e Bonaventura, Barella e Ionita: 1,3 conclusioni a partita, erano più del doppio nel campionato scorso. Non corre meno, anzi da inizio campionato gira al ritmo di oltre dieci chilometri a partita. La prova che da un punto di vista fisico non ha subito cali. Eppure a risentirne sono pure quelle doti fisiche con cui ha spesso imposto il proprio strapotere in mezzo al campo. Fatica a contrastare, non lo fa più di una volta a partita: un anno fa erano due volte e mezzo in più. Contributo che servirebbe eccome a Di Francesco, se il miglior romanista per palloni recuperati è Fazio, soltanto ventunesimo in serie A. Nainggolan, secondo romanista in graduatoria, è trentatreesimo. L’unica voce in aumento, è quella delle palle perse, anche se non di molto: 2,2 ogni 90’ minuti, erano appena meno di 2 un anno fa. Eppure i tifosi del Belgio lo invocano in nazionale, mentre quelli della Roma aspettano: il Bologna, l’occasione per non farli attendere più. Federico Di Francesco permettendo perchè, come dice ancora papà Eusebio: «Mio figlio mi fa ridere, perché quando gli chiedo se gioca non mi fa capire nulla, dice ‘papà abbiamo provato sette moduli…».

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