(E. Menghi) La Roma sale sul podio d’Europa con la terza miglior difesa nei cinque maggiori campionati. Meglio hanno fatto solo il Barcellona, che ha subìto appena 3 gol in 10 partite, e il Manchester United, fermo a 4.
Arrivano a 5 i giallorossi (a pari merito con il Leganes settimo nella Liga spagnola), puniti l’ultima volta da Insigne all’Olimpico, poi solo «clean sheet»: la porta è rimasta inviolata nelle tre vittorie consecutive contro Torino, Crotone e Bologna, e sono in tutto 7 le occasioni in cui Alisson è stato imbattuto in questa serie A. In Bundesliga la miglior difesa è del Bayern Monaco, che ha raccolto il pallone dalla sua rete 7 volte, 8 invece il Psg, ma in 11 gare. Nemmeno la capolista della Premier, il Manchester City di Guardiola, ha la retroguardia più solida della Roma: 6 gol subìti. Tornando ai fatti di casa nostra, il Napoli in vetta vanta la migliore differenza reti (+24), ma non ha né la difesa meno battuta né l’attacco più prolifico, record che ora appartiene alla Juventus con 33 centri. I bianconeri hanno incassato il doppio dei gol dei giallorossi, 10, e due in più dei partenopei. La Roma è a consumo ridotto di gol, dietro e davanti, come due facce della stessa medaglia: Di Francesco ha il 12° attacco della Serie A, il peggiore tra le pretendenti al trono. Uno squilibrio che non rispetta la formula magica per lo scudetto pronunciata da Allegri, esperto in materia, un paio d’anni fa: «Bisogna segnare 75-80 gol e subirne 20-25».
La Juve negli ultimi 6 anni di egemonia ha raccolto dalla propria rete tra i 20 e i 27 palloni, il Milan dello stesso Max si era fermato a 24, l’Inter nei precedenti 5 anni aveva ballato tra i 26 e i 34, la Roma dell’ultimo scudetto disse 33, a dispetto dei bianconeri secondi con 27 e del Parma quarto con 31. Quest’anno come allora sembra che la miglior difesa sia l’attacco, perché in testa ci sono le più brave a fare gol, ma la difesa giallorossa è da titolo e in proiezione potrebbe proprio arrivare alla quota tricolore promossa da Allegri. Solo che potrebbe non bastare, così come non basta per stare almeno sul podio della A la terza miglior partenza nell’era dei tre punti, dopo le 10 vittorie consecutive del primo Garcia e il suddetto anno dello scudetto. Questo via fa registrare il parimerito con il 2003-04 (24 punti frutto però di 7 vittorie e 3 pareggi), la stagione in cui Capello si laureò campione d’inverno e concluse il campionato con la miglior difesa con sole 19 reti subìte, ma lo scudetto lo vinse il Milan di Ancelotti. Un’altra eccezione alle regole non scritte del calcio, che non sarebbe così bello se fosse tanto prevedibile. Come gli 1-0 dei giallorossi, risultato che si è ripetuto la metà delle volte (4 in positivo, 1 in negativo col Napoli). L’anno scorso con Spalletti ci fu una serie di tre successi di misura consecutivi dalla 19esima giornata alla 21esima, contro Genoa, Udinese e Cagliari. Seguì un ko per 3-2 con la Samp. Di Francesco spera di non ripetere il trend a Firenze, ma prima pensa alla Champions.
Col Chelsea si affiderà al «Comandante» Fazio, fresco di rinnovo e futuro papà. Il centrale argentino ha firmato ieri fino al 2020 (un anno in più rispetto al precedente contratto) con leggero aumento di stipendio (intorno ai 2 milioni di euro netti a stagione). «Spero di restare fino alla scadenza, io e la mia famiglia – ha commentato – siamo felici qui. Coi Blues vogliamo vincere, ma sappiamo che un punto è meglio di zero… Bisogna essere intelligenti». Confermato un pilastro, si fiuta aria di rinnovo anche per l’altro, Manolas: c’è stato un primo contatto qualche giorno fa ma l’accordo non è stato trovato. Presto un nuovo appuntamento per la firma su un futuro in giallorosso.