(M. FERRETTI) – «Dopo trentacinque anni torno a casa», disse Claudio Ranieri il 2 settembre del 2009 appena messo piede a Trigoria per sostituire il dimissionario Luciano Spalletti. Parlava da romanista incallito, il cuore mezzo giallo e mezzo rosso, l’animo testaccino, la cotta per la Curva Sud e l’autografo di Francesco Totti custodito nel portafoglio. Oggi Claudio Ranieri, allenatore dell’Inter, torna a Roma, non a casa. Perchè il suo essere tifoso giallorosso è evaporato al freddo di Appiano Gentile. Oggi per lui Totti («Il mio capitano») vale Zanetti («Il mio capitano») e la Roma «è una pagina del passato, ma è stato bello allenarla».
Cose di calcio, si sa. Che, però, non passano inosservate agli occhi dei tifosi, che – nella quasi totalità – oggi ripensano senza sorrisi o rimpianti a Ranieri sulla panchina della Roma. Nonostante quel secondo posto bellissimo e bruttissimo, nonostante i quattro derby vinti. Non è stato un tecnico incompreso, da queste parti: se mai, è stato lui a non capire che Roma, e la Roma, non erano più quelle che aveva lasciato trentacinque anni prima. Roba vecchia, comunque. La realtà ci racconta di un aggiustatore che anche a Milano con il suo modo collaudato di fare («Grinta, determinazione, cuore») sta producendo effetti miracolosi: ha preso l’Inter che stava in zona retrocessione, oggi l’ha piazzata a tre punti dal terzo posto, cioè dalla elegante e ricca zona europea, dopo averla portata in scioltezza ai quarti della Champions. Non può non avere meriti, il sor Claudio. Pardon, il sciur Ranieri.
I maligni spifferano che la sua fortuna nerazzurra sia cominciata quando si è affidato anema e core a Zanetti e Cambiasso, i due padroni dello spogliatoio dell’Inter, ma non ci sono nè prove nè controprove. Oggi pomeriggio festeggerà la 600esima panchina italiana e nel suo cammino ha già affrontato la Roma 15 volte, con un bilancio di sette vittorie, sei pari e due sole sconfitte. La Sud per oggi sogna che il detto: non c’è due senza tre, trovi conferme. E lui, da (un tempo…) tifoso della Roma, non potrà non capire. O no?