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Il Messaggero La Roma galoppa al ritmo di record

esultanza Roma

(U. Trani) La Roma, quando si mette in viaggio, è davvero implacabile. E, proprio lontano dall’Olimpico, sta dando un senso al suo campionato: il rendimento, pure dopo la tappa insidiosa di Firenze, resta da vertice. Nessuna sconfitta esterna, contando anche le trasferte di Champions a Baku e Londra, ed en-plein in serie A, 5 su 5. Conquistato, dunque, anche il Franchi: 4 a 2 contro la Fiorentina. Questo successo finisce anche negli almanacchi: è il 12° consecutivo (compresi i 7 del torneo passato con Spalletti) fuori casa, record assoluto per il nostro campionato. Di Francesco, pur godendosi il primato, va però sul concreto e preferisce guardare la classifica. Che, dopo questo weekend, diventa più interessante: recuperati 2 punti al Napoli e all’Inter, adesso meno distanti, rispettivamente 5 e 3 punti, dai giallorossi che, ancora al 5° posto, hanno comunque una partita in meno. E, in 11 gare, addirittura un punto in più di quanti ne fecero, un anno fa, in 12.

INIZIO IN ALTALENA Il 5° successo di fila (4 in campionato più quello di martedì contro il Chelsea) coincide con le prime reti incassate da Alisson in trasferta. La difesa resta la migliore della A: 7 gol subiti. I due di Veretout e Simeone hanno tenuto in corsa solo per metà gara la Fiorentina che, per due volte, è riuscita a pareggiare nel primo tempo, rispondendo in entrambi i casi al protagonista del pomeriggio sotto il diluvio: Gerson, dopo la doppietta del Franchi, non è più il calimero di Trigoria. Sinistro a giro tanto per iniziare su invito di El Shaarawy e l’altro sul palo vicino per gradire su apertura di Gonalons. Sono le sue prime gemme da giallorosso. Che, però, non bastano per i 3 punti. La Roma, e non per il diluvio che rende il terreno scivoloso, è meno squadra del solito. Si sbilancia con esagerazione e si chiude con approssimazione. Non sembra stanca fisicamente, dopo l’exploit contro il Chelsea, ma mentalmente. Tant’è vero che, dopo l’intervallo, tornerà quella di sempre e prenderà il largo. Dietro sbagliano Kolarov che si fa puntare e superare da Gil Dias, Fazio che resta a metà del guado senza intervenire, Florenzi e Gerson che non chiudono in diagonale: Veretout fa gol a porta vuota. Così come Simeone, saltando in area sul cross frontale e quindi leggibile di Biraghi, fa centro di testa in solitudine: Kolarov non lo mette in fuorigioco e Fazio se lo perde. Gaffe dei singoli e di gruppo. Gli esterni Gerson ed El Shaarawy coprono poco e male, Pellegrini parte e non ritorna, Gonalons non è preciso nell’impostazione. Davanti combatte Dzeko e alle sue spalle Nainggolan. Senza equilibrio, ecco la fragilità. Con Pioli che sfrutta la velocità di Gil Dias e Chiesa sui lati: loro sanno ripartire e colpire. Alisson devia sul palo il destro di Chiesa e, a seguire, salva su Veretout.

SOLIDITÀ RITROVATA Di Francesco ha però ritrovato subito la sua Roma. L’interpretazione della ripresa è stata quasi perfetta. Con i pregi che hanno finora caratterizzato questa gestione tecnica: compattezza, aggressività e organizzazione. Addirittura è più bassa, per non concedere il contropiede ai viola. Manolas ha subito dato la spallata decisiva sul corner di Kolarov. Che è un altro. E Nainggolan spopola: contrasti e lanci. Stavolta il turnover ha funzionato in corsa: Perotti, entrato per El Shaarawy, ha chiuso il match. Strootman, in campo per Pellegrini, ha dato sostanza. Solo Defrel, chiamato a sostituire Gerson, ha fatto cilecca prima della rete di Perotti. I 4 cambi, dopo il Chelsea, hanno insomma funzionato a metà: ok Gerson e Manolas (3 gol), non Pellegrini e Gonalons. Ma hanno firmato i 3 punti.

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