Ecco le dichiarazioni del centrocampista di Ostia nella conferenza stampa organizzata nel centro tecnico “Fulvio Bernardini” di Trigoria per il suo rinnovo contrattuale. Presente anche il Direttore Generale Baldini:
Le parole di Franco Baldini: “Grazie a tutti per essere intervenuti. Con Daniele è stato raggiunto un accordo per 5 anni con un compenso lordo di 10 mln lordi, quindi 5,5 netti. Non prevede nessuna clausola rescissoria e c’è un accordo con il calciatore di sfruttare il 50% dei diritti di immagine del giocatore”.
Daniele, cosa ti ha spinto viste le tante offerte, ad accettare un contratto a vita con la Roma?
“Quello che poi mi ha spinto a restare sempre qui, quello che mi spinge a fare il mio lavoro con così tanta passione: questa squadra, questa città e questa gente”.
Hai detto che c’è stato un momento di indecisione: era legato alla voglia di esplorare o legato al progetto Roma e quanto l’arrivo di Luis Enrique ha modificato queste cose?
“C’è stato un momento l’altr’anno in cui sentivo che l’amore che c’era da parte dei tifosi nei miei confronti era leggermente scemato. Non a livello umano ma a livello professionale: non aero visto più come un giocatore forte e avevo le mie responsabilità. Io qui ci devo stare se sono ben voluto, soprattutto a casa mia. Quello mi aveva cominciato a far pensare ad altre soluzioni. Ho avuto poi un momento in cui la voglia di vedermi in altri palcoscenici e confrontarmi con i più forti e i trofei più importanti mi affascinava molto e più del solito. Non penso sia un segreto che io abbia parlato con altre squadre, qualche chiacchiera si è fatta. E’ arrivato un momento in cui volevo vedere se ero veramente forte a certi livelli. Ci proveremo da qui. Il mio amore per questa squadra va al di là di dirgenza o allenatori ma Luis Enrique è stato fondamentale. Ha riacceso la fiammella di cui hanno bisogno tutti i giocatori. E’ l’allenatore migliore con cui sia mai stato, a livello tattico, di ritiri. Ogni suo atteggiamento mi trova sulla sua lunghezza d’onda e non è poco anzi”.
Si è parlato molto della clausola che oggi ci dicono non c0è. Quando hai parlato con il tuo procuratore cosa hai chiesto?
“Il contratto economico nella prima parte della stagione è stato l’ostacolo e sul quale io non volevo fare sconti. C’è stato da discutere mai in maniera cattiva o antipatica ma c’è stato da discutere e sulla cifra non volevo fare socnit: l’ho chiesta dal primo giorno oe non è cambiata oggi. La clausola è un giusto tentativo della società, ci ho pensato anche io ma avrebbe stonato parecchio con la mia storia a Roma e il mio rapporto con la gente di Roma”.
In percentuale quanto questa decisione nasce dalla tua testa e quanto dal cuore? Tu e totti casi unici in Europa, che valore può avere una cosa simile in un calcio come questo?
“Non penso sia giusto paragonare queste cose con la crisi del calcioscommesse. Il fatto che ci siano due giocatori come me e lui che abbiano sposato una città ed una squadra, sia giustificabile proprio con i tifosi e la meraviglia che è questa città. Siamo stati fortunati perchè abbiamo trovato ambienti positivi. Sia oggi che quelli dei primi 9 anni della mia carriera. Più che in società sono state famiòlgie: prima i Sensi e ora questa, che con differenze nette, è un’atmosfera positiva. E’ un pensiero che si fa ogni tanto, magari quando le cose vanno meno bene. Ma quando si sceglie si sceglie, la decisione è stato preso. Se mi metto a ripensarci è una tortura che mi faccio da solo. So cosa vuol dire rimanere alla Roma e non cogliere certe possibilità a livello professionale. E’ una scelta di cuore ma anche di testa: non resto per fare il turisdta, c’è una componente affettiva ma credo in questo progetto, veramente”.
Cosa risponde ai soci che non erano tutti convinti del tuo rinnovo
“Li convincerò sul campo, Roma è anche questo è una città che parla 24 ore al giorno di calcio, sarebbe monotono se tutti fossero d’accordo, mi dispiace e spero che alla prossima assemblea siano tutti al 100% convinti, ne dubito ma ci proveremo”.
I 5 anni dove pensi che la Roma possa ragionevolmente arrivare?
“Qualche dubbio è nato anche per questo, io voglio che questo sia l’unico anno in cui partiamo in secnoda linea. Abbiamo creato forse un piccolo alibi, ma quest’anno non era pensabile di poter competere con le più forti. C’è ancora da maturare, la squadra è abbastanza giovane ma penso che in 5 anni io possa tornare a lottare per uno scudetto, per la Champions non lo so…”.
Cosa ti è mancato in quei due anni in cui non eri più tu?
“Qualcosa è mancato soprattutto l’altro anno, in cui non avevo fatto bene come adesso. Bisogna quantificare bene però quanti anni io ho rallentato. Sicuramente quest’anno c’è stato un miglioramento, ho fatto la preparazione e mi sono messo in testa di voler zittire quanti dicevano che ero in calo. A livello tattico ho trovato un allenatore che mi valorizza veramente tanto. Mi mette in un ruolo che io amo e mi dà tante responsabilità cosa che io amo. Mi piace toccare tanti palloni ed essere la causa delle vittorie ma anche delle sconfitte”.
Baldini ieri ha provato lo stesso fastidio di qualche anno fa relativamente ai commenti della Juventus per giustificare un rigore non dato?
“Non vorrei fare una conferenza che riguardi altro. Ma l’atteggiamento della Roma ques’tanno in proposito è evidente. Vogliamo considerare gli arbitri come particolari e non ci siamo azzardati a parlarne. Il comportamento dei ragazzi in questo senso ne è la prova, visti i complimenti che ci fanno gli arbitri”.
Hai detto che bisogna fare un grosso lavoro. Bisogna migliorare a livello tecnico o tutta la struttura Roma deve fare un passo avanti?
“Credo si debba migliorare tutti insieme. Chi ha fatto grandi passi avanti è la tifoseria. La pazienza dimostrata, la vicinanza al gruppo. Ieri è stata la prima grande prova di grande crescita. A Roma spesso più che tifosi della Roma si creano i tifosi degli americani e dei Sensi e questo distoglie l’attenzione dalla Roma. Si è così focosi nello sposare le proprie idee. Quando si perde gli americani non hanno una lira, quando si vince “te lo avevo detto che qesto progetto è grande”. E questo succedeva anche con i Sensi. Noi giocatori dobbiamo crescere a livello tattico e di esperienza. Ma questo riguarda il quotidiano”.
Baldini, questa è una società nell’occhio del ciclone. C’è chi parla di vuoti di potere e organizzazione. Se De Rossi firma per la Roma qualcosa c’è. Cosa c’è dietro l’enourage americano?
“L’idea di fare il calcio in un certo modo. C’è l’intenzione di fare un calcio che sia bello prima e vincente poi. Nessuno qui a nascosto il fatto che voglia essere vincente è stato soltanto non ben definito l’orizzonte temporale in cui lo faremo perchè non lo sappiamo. Tutti dicono il lavoro paga come se glia ltri non lo facessero. Il fatto che Daniele abbia firmato vuol dire che con tutte le richieste che aveva, e gli voglio rendere onore e un po tirargli le orecchie, perchè quando dice che il contratto era quello che aveva chiesto all’inizio non è vero. La clausola aveva la funzione di trovare un equilibrio. Ognuno usa le armi negoziali che ha a adipsozione. Alla fine ha avuto ragione lui ma sono contento che sia così. Ho potuto verificare con mano che tra le tante squadre prestigiose che hanno presentato offerte dimostrano che lui non abbia firmato per denaro. Credo che anche lui abbia percepito che ci sia la possibilità di vincere pur restando a Roma”.
Totti quanto è stato fondamentale in questa scelta?
“Mi ha lasciato sempre tranquillo. Non mi ha mai pressato più di tanto. Si può essere felici e molto anche a Roma e credo che io, pur senza battere tutti i record, perchè credo sia per sempre irragiungibile, fare il suo percorso ed essere ancora l’uomo più amato io ci metterei una firma. Lui ha uno scudetto che a me manca, che è la vera spinta che ho, non nei suoi confronti, ma nei confronti della mia carriera. A Roma si può essere grandi senza scudetti o medaglie, ma ho una grande voglia di mettere qualcosa in bacheca”.
Baldini si può dire l’entità della clausola di cui si era parlato?
“Parla dell’entità di una cosa che non c’è non mi sembra il caso. Se ne è parlato ma con cifre diverse da quelle che sono circolate, normalmente più alte”.
Daniele hai avuto delle garanzie dalla società?
“Sì mi hanno elencato gli obiettivi e i traguardi che volevano raggiungere, ma è normale che sia così. Mi hanno convinto non solo con le parole. Ho parlato anche con il presidente quando è venuto dall’America, anche se non ho capito ancora quale sia il presidente (ride, ndr)”.
Il vero problema alla chiusura di questa trattativa è sembrato essere il tuo procuratore. Si è giunti alla firma perché hai deciso tu?
“Mi fa piacere questa domanda. E’ una delle follie che è uscita fuori su giornali e siti. Il mio procuratore fa le mie voci, e che sia di Pistoia e non sia tifoso della Roma e che a livello professionale mi potesse consigliare anche altre opportunità ci può stare. Ma ha sempre sposato la mia volontà”.
Si è parlato della tua pubalgia. Come stai adesso? E’ vero che la vecchia società ti aveva proposto il rinnovo?
“Sì parecchio tempo dietro, alla fine del primo anno di Ranieri, la Sensi mi chiamò e mi disse che voleva farmi il contratto. Io dissi che non ero il momento perché ci stavamo giocando il contratto. Poi sono uscite fuori problematiche oggettive, ostacoli economici e formali. E io non sono andato a chiedere il rinnovo in quel particolare momento. La nuova società si è trovata così in questa situazione difficile, essendo io alla scadenza e avendo più potere contrattuale. Non nascondo che un pizzico di potere io l’abbia esercitato. Come sto? Sto meglio, anche a livello di umore, questa conferenza era prevista a prescindere dalla partita di ieri. L’accordo era stato raggiunto 3-4 giorni fa, ma abbiamo voluto aspettare la partita con l’Inter che era importante. Mi sento molto meglio, ho passato momenti non facili perché io non so stare fuori, divento pessimista, triste, non so stare senza giocare”.
Baldini c’è una programmazione specifica sullo sfruttamento dell’immagine di De Rossi.
“Questo sfruttamento del 50% è volto proprio al raggiungimento di vantaggi economici. Questo è il compito del direttore commerciale che si è insediato da poco. Troveremo il modo di sfruttarlo”.
Durante la trattativa una parte della tifoseria si è un po’ allontanata. Ti senti di doverla un po’ riconquistare? Come spieghi invece l’altalena dei risultati della squadra?
“Io i tifosi li ho sempre sentiti vicini. Non tutti sanno sempre come vanno le cose. E’ un calcio che ha poche bandiere, ma quelle poche guadagnano quanto vogliono guadagnare. Questo momento era importante anche a livello economico per me essendo credo l’ultimo contratto. Loro erano contenti delle mie prestazioni, che quest’anno erano migliorate. Se qualcuno spera di trovare una bandiera che giochi gratis, sarei il primo ad andare a stringergli la mano. Ma è giusto che i tifosi dicano quello che vogliono. La partita di ieri è stata una delle migliori che abbiamo fatto. E’ una squadra giovane in tutto, perciò chiediamo pazienza. E’ un anno di assemblamento, dobbiamo trovare consapevolezza senza però rinuciare ad arrivare il più in alto possibile”.
Qual’è stata la squadra che ti ha tentato di più? C’è una cosa scritta che ti ha ferito?
“Non la nominerò mai neanche sotto tortura. Ce ne sono state diverse, alcune molto potenti dal punto di vista del fascino, molto blasonate. Altre che ti levano il sono pre due tre notti perchè fanno offerte folli. Ma i nomi, ne avete fatti talmente tanti voi che non è giusto farne. E’ durato talmente tanto e se ne sono dette tante che le ho dimenticate. Il dispiacere è sentire qualcosa da qualcuno che mi conosce, ex giocatori con teorie su miei problemi personali. Persone a Trigoria che qui mi abbracciano e poi su twitter sparavno sentenzsu clausole che non so chi glielo avesse detto. Le cose che mi hanno ferito sono cose uscite dalle bocche di persone a cui tengo. Finchè lo dice un giornalista che non conosco, ma se lo dice una persona con cui ho condiviso o condivido qualcosa ci posso rimanere più male, ma nulla di trascendentale”.
Il rinnovo può essere uno spot contro le fughe dei talenti dall’Italia?
“La fuga dei cervelli… (ride ndr). Ogni giocatore ha mille motivazioni diverse. Non ho mai capito i tifosi quando fischiano i giocatori che sono andati via. O quando dicono ‘traditori’ a Mexes o Aquilani. Io ho fatto una scelta che va al di là del patriottismo o dell’affetto per il calcio italiano. Andare via sarà sempre di moda perchè all’estero ci sono grandi squadre”.
Dopo la partita di ieri la Roma non ha la possibilità di arrivare subito in alto?
“E’ quello che spero. L’obiettivo della Roma è arrivare più in alto della Lazio, del Napoli, dell’Inter o dell’Udinese”.
In questi mesi ti ha cercato qualche squadra italiana? L’avresti presa in considerazione?
“Sì, mi hanno cercato e nonostante per me fosse un onore, perchè sono squadre che fanno le cose come si deve e lo dimostrano, ho sempre risposto che sarebbe stata la mia ultima scelta, non per snobbarli ma per un discorso di rispetto. Cose in cui credo ancora: andare a giocare con un’altra italiana non andava d’accordo con quello che sono io”.
Sei uno dei pochi giocatori al mondo capace di leggere in anticipo le azioni. In fase di trattativa ti è stata evidenziata questa caratteristica?
“Si è parlato di quello che Baldini e Sabatini pensavano di me, la mia importanza in questa squadra, ma senza entrare nei dettagli delle caratteristiche. Vogliono che io sempre più importante e responsabile per questa squadra”.
Sei favorevole o meno ad una pausa invernale per il campionato?
“Il buon senso è la cosa più importante e utile quando si stilano i calendari. Io sono molto affascinato dalle partite alle 3 di pomeriggio. Mi ricorda un calcio che vedevo da ragazzino. I derby di Balbo, Cappioli e Fonseca. Il calcio è pagato anche con i soldi della tv. Non dico soste, ma nei periodi più freddi, giocare alle 3 oltre che più affascinante lo trovo anche più intelligente”.
Cosa non ti ha convinto del progetto delle altre squadre?
“I progetti delle altre squadre mi convincevano eccome! (ride ndr) Mi sento di ringraziare allenatori e dirigenti che si sono esposti pubblicamente. Quando posso per quelli esteri faccio anche un bel tifo per loro. L’importante è che mi abbia convinto il progetto della Roma”.
Ora il coltello dalla parte del manico ce l’ha la Roma. Tra due tre anni se fosse la Roma a dirti che non fai più parte del progetto?
“Uno lo mette in preventivo. Certo mi devon cacciare via! Ma ci può stare, l’età passa, il fisico può avere problemi. Non è facile parlare di quelo di che succederà tra tre anni. Io il parassita a Roma non posso farlo”.
L’importanza di Pallotta a Roma lo scorso mese quale è stata?
“Mi ha fatto una buonissima impressione. E’ una persona ambiziosa, vuole vincere qui, non vuole perdere tempo, sapete tutti cosa ha fatto. Lo stesso quando ho parlato con DiBenedetto e gli altri soci. Ma il merito della trattativa va dato anche a Baldini, Sabtani e Fenucci. Li ho visti tutti i giorni mentre Pallotta solo due volte. Sicuramente è stato convincente ma aspetterei a dargli tutti i meriti”.
A cura del nostro inviato Emiliano Di Nardo
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