(M. Sorio) Un po’ meno Schick di quanto può, sa, vuole essere. «Sono felice per i 90′, era passato tanto tempo. Ma di tempo, appunto, me ne serve ancora. Devo continuare a lavorare per sentirmi bene». Si sente un po’ così, Patrik Schick, nella domenica che lo rivede lì, in campo per 90′, dal primo sino al fischio finale, a 196 giorni dall’ultima volta (Sampdoria-Napoli, 28 maggio scorso). Due tiri in porta, terzo giallorosso per chilometri sgroppati (11.3, dietro Kolarov e Gonalons), tra lui e l’appuntamento col gol le mani e il piedone di Stefano Sorrentino. La riconquista di un pezzo di sé, da un lato: «Contento per il ritorno da titolare».
LA DELUSIONE – L’amarezza, dall’altro, di non aver piazzato la puntura: «Siamo delusi per il pareggio». Nel riassunto dello 0-0 del Bentegodi, il 21enne di Praga, il ragazzo da 42 milioni di euro, al debutto dal 1′, è l’immagine tipo di una Roma che può masticare rimpianti: «L’avevamo preparata bene. Ma ci è mancato solo il gol». Semplice, chiaro, punto e fine. Dopo i 15′ con il Verona (16 settembre scorso, prima del problema alla coscia), i 3′ col Genoa, i 26′ con la Spal, ecco Schick negli undici chiamati dallo speaker ed ecco la prima idea di partenza ritagliata su di lui da Di Francesco: 60 minuti da centravanti, il resto da esterno con l’ingresso di Dzeko. «Non c’è problema e non cambia molto», fa lui: «Quando gioco esterno parto da destra ma finisco comunque l’azione da punta».
Cambia, semmai, che c’è più palla, quando l’attaccante ceco gira al largo: «Come esterno, ho più possibilità di passare o tirare, sì». Un paio, l’abbiamo detto, i tiri in porta di Schick. Un paio sui dieci totali. Quando Di Francesco, dopo averne attestato la «buona gara», dice che «Schick poteva calciare con più immediatezza in certe situazioni», l’altro è pronto a stare in scia: «Sì. Abbiamo avuto tante opportunità, sia nel primo che nel secondo tempo, ma c’è sempre mancato poco. Peccato». Peccato anche perché c’era quel favore fatto da Juventus e Inter, col pari di sabato sera, a Torino: «Visto quel risultato, e considerato che potevamo andare a -3 dall’Inter, è una piccola occasione persa». Luce e ombra. La Roma di Verona è un po’ come Schick: tornato dal 1′, felice quanto poco rapace.