(T. Carmellini) La solita Juve, la solita Roma. E quindi il solito inevitabile risultato. Vincono loro e la Roma perde la seconda partita in tre giorni. Schick sbaglia un gol clamoroso nel finale che poteva cambiare tutto, ma lo Stadium si conferma un tabù per i giallorossi che perdono cosi l’ottava partita consecutiva nel tempio bianconero e restano a quota 38 in classifica lanciando di fatto la volata a due Napoli-Juve: sempre divise da un solo punto.
E poco cambia se stavolta, dopo il clamoroso quando evitabile scivolone in Coppa Italia, Di Francesco manda in campo la squadra migliore: perché non basta. La Roma gioca, tiene palla, ma i tiri in porta e il gol lo fa la Juventus: anzi, ancora peggio, perché quello decisivo lo realizza un ex romanista, Benatia. È il calcio, uno sport dove prendere pali e traverse non porta punti, ma se fai capitare agli avversari la palla tre volte sui piedi nell’area piccola poi non ti puoi lamentare quando prendi gol. Se produci ma non concludi, il discorso è molto simile e rischia di diventare l’ennesima serata dei «eh però…», «se avessimo fatto questo», «la traversa», «la sfiga». Già sentito e visto tutto: purtroppo.
Di mai visto invece c’è un confronto nato sotto una stella insolita: perché se il miglior attacco e quello della Juve e la difesa meno battuta quella della Roma già qualcosa di anomalo di partenza c’è. Ma non era il contrario…? Boh! E comunque i campioni d’Italia non ci hanno messo molto a rivoltare la frittata giocando una gara in difesa e colpendo in contropiede: ottava partita che non incassano gol. I numeri della Roma invece tornano meno: va sotto per la prima volta in trasferta, perde l’ennesimo scontro diretto dopo quelli con Inter e Napoli e resta due punti sotto i nerazzurri dell’ex Spalletti anche se con una gara ancora da recuperare. Peccato perché nel pomeriggio proprio l’Inter era caduta sul campo del Sassuolo (prossimo avversario romanista), perdendo la seconda gara consecutiva. Il Napoli invece nel pomeriggio aveva messo al sicuro il Natale non senza fatica contro la Samp di Ferrero raggiunta a quota 27 dall’Atalanta che ha poi passeggiata nel pomeriggio sui resti del Milan: una squadra dove è difficile mettere le mani.