(E. Menghi) Questione di mentalità. Di Francesco si assume la responsabilità di un complesso lungo sette anni, il tabù Stadium: «Si vede che devo ancora convincere i miei ragazzi che si può fare risultato anche lì. Non parliamo di sfortuna, è un nostro difetto e dobbiamo lavorarci. Non usciamo ridimensionati, però: questo risultato ci deve dare consapevolezza. Ho cercato di cambiare il trend, ma i nostri avversari ci hanno messo più cattiveria agonistica e determinazione».
La Roma è mancata in zona gol e non è una novità, visto che nelle ultime 5 partite ha tirato 102 volte per fare appena 3 centri. Nainggolan inquadra il problema: «Se non fai gol diventa difficile vincere allo Stadium. Se pareggiamo con El Shaarawy parliamo di un’altra partita, gli episodi decidono queste sfide. Le occasioni le abbiamo avute, ma non le abbiamo sfruttate e c’è rammarico per questo». Radja è rimasto male per la mancata stretta di mano a fine match con Allegri: «L’ho avuto a Cagliari, mi ha mandato a quel paese e non me l’aspetta vo. Il nervosismo ci può stare, ma dopo non è venuto da me, è andato dentro gli spogliatoi così. Più di quello non potevo fare, evidentemente non era reciproco».
Il tecnico bianconero è andato su tutte le furie per il pericolo Schick sul gong e, nonostante il successo, continua a temere la Roma in chiave scudetto: «I giallorossi e il Napoli sono avanti alle altre, la squadra di Di Francesco è solida, tecnica e forte». L’ha vista così anche Monchi: «Manca ancora qualcosa, c’è da migliorare, m non c’è niente di definitivo. La partita ha avuto due fasi e nel secondo tempo abbiamo visto una Roma fortissima, mentre la Juve guardava il cronometro». Per Nainggolan parlare di scudetto «era un errore in passato, ora siamo lì e abbiamo una gara in meno. Perdere contro i bianconeri non è un dramma, c’è anche il ritorno e si può recuperare, basta evitare passi falsi nel percorso». Togliersi la paura di dosso, come vorrebbe Eusebio: «Non siamo venuti per prenderci un 1 a 0, ma per giocarci la partita. La Juventus l’ha interpretata meglio di noi all’inizio, eravamo un po’ inibiti. La squadra poi ha dimostrato di creare di più migliorando questo maledetto attacco della porta, sul quale stiamo lavorando e cercando di coprire le varie occasioni. Siamo stati poco cinici e cattivi contro una squadra che concede poco a tutti, anche alle grandi». La settimana dei rimpianti si chiude qui, ma prima di tornare al lavoro, nonostante il ko, Di Francesco ha concesso due giorni di festa alla squadra: vigilia e Natale con la famiglia, si torna a sudare a Trigoria il 26.