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La Roma non segna più. E gli scontri diretti sono un problema…

Schick

(M. Cuppini) – Le migliori difese non sempre bastano per vincere i campionati. Serve cinismo nei momenti chiave, determinazione, continuità di risultati e pure un po’ di fortuna. Ma non ditelo ad Eusebio Di Francesco che di questi tempi non ne vuol sentir parlare. Perché la Roma che esce sconfitta dallo Stadium, per la settima volta negli ultimi 7 anni, lo fa con tanti rimpianti. E non è certo questione di serate storte e tantomeno di legni colpiti, seppur quello di Florenzi sia il 14esimo palo preso dai giallorossi in campionato (almeno tre in più di ogni altra squadra). I sogni per la squadra di Di Francesco, mentre lo Stadium nei minuti finali tremava (e non solo per il freddo), si sono infranti sull’occasionissima capitata sui piedi di Schick: quasi come un segno del destino, un pallone regalato che poteva chiudere i conti col recente passato. Poteva, appunto.

Perché in casa Roma, il problema da un po’ di tempo a questa parte, continua ad essere sempre lo stesso: il gol. La squadra di Di Francesco subisce pochissimo (11 reti incassate e miglior difesa della Serie A), produce tanto, ma concretizza il minimo (28 gol e settimo attacco del campionato, pari merito con l’Atalanta). Per capire meglio, basti pensare che tutto il reparto offensivo giallorosso (Dzeko, Perotti, El Shaarawy, Schick, Under) ha segnato 2 gol in meno del solo Icardi (17) e uno in meno di Immobile (16). Dzeko, con la Juve, è stato il giocatore della Roma che ha realizzato più sponde (3), ha vinto più duelli aerei (7) ma non ha mai tirato nello specchio della porta. Il bosniaco è fermo a quota 8 reti in 18 gare (percentuale realizzativa del 12%), nelle ultime 11 ha realizzato un solo gol contro la Spal e ha sbagliato 3 rigori consecutivi. Un periodo di appannamento ci può stare per un giocatore che non ha praticamente mai avuto modo di tirare il fiato anche perché il suo alter-ego finora è stato tormentato dai guai fisici. Ma la sensazione, più generale, è che a Dzeko manchi un compagno di reparto come Salah che lo scorso anno oltre ad arrivare in doppia cifra con 15 reti  – Perotti ed El Shaarawy segnano molto meno, appena 7 reti in due – realizzò anche 13 assist offrendogli palloni-regalo da spingere in rete.

Ci sono poi altri 3 crucci che tormentano Di Francesco: 1) la copertura sulle palle inattive; 2) l’incapacità di regire ai ceffoni presi; 3) gli scontri diretti. Per quanto riguarda il primo punto, basti pensare che la Roma ha subìto gli ultimi 4 gol in campionato da calcio da fermo (3 dei quali su rigore, ndc). In tal senso, l’appunto di Fabio Capello ai microfoni di Sky Sport nel post partita a Di Francesco, è emblematico: in occasione del gol di Benatia, Dzeko era posizionato sul primo palo e non al centro dell’area di rigore, contro giocatori fisici come Chiellini e lo stesso marocchino, la prestanza del bosniaco forse sarebbe servita ad evitare guai. In quanto a ‘ceffoni presi’, la Roma in campionato è andata in svantaggio 2 volte, contro Napoli e Juve, e in entrambe le occasioni non è riuscita a rimontare. Per non parlare del fatto che i giallorossi non hanno mai vinto contro le squadre che li precedono in classifica: sconfitti all’Olimpico con Inter e Napoli, e allo Stadium con la Juventus. Un aspetto quello mentale su cui dover lavorare, perchéin una classifica cortissima in cui le ‘piccole’ faticano a creare problemi alle big, gli scontri diretti diranno tanto. Se non tutto.

Fonte: repubblica.it

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