(M.Ferretti) – Aspettando l’apertura del calciomercato sotto la neve, da domani al 31 gennaio, il calcio italiano riflette su cosa è accaduto nell’anno che se ne è andato e si interroga su quello che è appena arrivato. Tutto per tentare di migliorare quanto negli ultimi dodici mesi non ha funzionato che, a guardar bene indietro, non è stato poco. Il 2018 si apre con un presidente federale dimissionario, senza un commissario tecnico della Nazionale e con un commissario alla Lega di Serie A; il tutto accompagnato dalla prospettiva di non giocare il prossimo mondiale in Russia. Bene no? Ci sarebbe da prendere una spugna e cancellare tutto in colpo solo, per ricominciare daccapo senza guardare un faccia nessuno. Le voci da dentro auspicano un uomo di calcio a governare la federazione ma, come sempre capita, la scelta sarà più politica che tecnica. Nessuno, però, deve trascurare un dato: si ha a disposizione un’occasione unica per cambiare il mondo del calcio e non sfruttarla sarebbe da miopi reazionari, oltre che un errore storico. La Var, ad esempio, è il simbolo del nuovo che avanza: uomini, organismi e strutture non possono restare indietro.
GIOCO E GIOCATORI – Già, la Var. Non tutto funziona (già) per il meglio, la sperimentazione in quanto tale chiama in causa novità e aggiustamenti, soprattutto a livello del protocollo d’utilizzo. Impensabile, ad esempio, che dalla discrezionalità dell’arbitro si passi alla discrezionalità dell’arbitro Var. E finora i casi simili in cui si è intervenuti oppure no sono stati troppi. Passando al campo, il campionato sta confermando i pronostici estivi con due squadre in testa al gruppo, Napoli e Juventus. Il gruppo di Maurizio Sarri continua a non steccare praticamente mai sul piano del gioco; quello di Max Allegri raramente tradisce sul piano tecnico, con una rosa (per ora) ineguagliabile. Ci si chiede, però, se in vista del traguardo finale sarà più determinate il gioco oppure lo saranno i giocatori. Ecco perché va seguito con attenzione il mercato invernale del Napoli. Alle spalle delle due battistrada, tre squadre in lotta per due posti Champions: Inter, Roma e Lazio in ordine di classifica. Luciano Spalletti deve sperare che Mauro Icardi abbia sempre la mira giusta sennò sono dolori; Eusebio Di Francesco deve capire (in fretta) se Dzeko e Schick possono giocare insieme nel 4-3-3 o se non sia il caso di modificare il modulo per farli coesistere; Simone Inzaghi ha creato un piccolo capolavoro e dovrebbe continuare a pensare soltanto al suo gruppo per non rischiare di rovinare il prezioso lavoro svolto.
A.A.A. EREDI CERCANSI – Il 2018 appena cominciato guarda verso il futuro con due squadre italiane negli ottavi di Champions e quattro nei sedicesimi di Europa League. Tutto (o quasi) in linea con le previsioni d’inizio stagione. Ciò che stona è che gran parte delle imprese in Europa sono state frutto delle giocate di calciatori non italiani, e questo contribuisce a spiegare il momento nerissimo della Nazionale azzurra. Lo scorso anno hanno smesso due tipetti come Totti e Pirlo, e Buffon si avvia ad imitarli nei prossimi i mesi: riuscire a trovare tre giocatori come quelli sarebbe già una mezza vittoria, al di là del nome del nuovo presidente federale o del prossimo ct. Il pallone, come raccontano i vecchi saggi, è materia complicata solo per chi vuole renderla complicata. La cosa fondamentale è non sgonfiarlo per interessi personali.
fonte: Il Messaggero