(L. De Cicco) «Guardate che qui rischia di finire come con il Palazzaccio», dicono preoccupati gli ingegneri che per conto del Campidoglio hanno visto le carte del progetto Tor di Valle. La paura è che quell’«Ecomostro», quasi dimezzato, di negozi, uffici e alberghi che i privati vorrebbero costruire accanto al nuovo stadio – violando i limiti posti dal piano regolatore – possa trasformarsi in un gigante di cemento troppo pesante per il terreno sottostante. Talmente pesante da sprofondare, anno dopo anno, così come è accaduto al palazzo di giustizia di piazza Cavour fino a quando, attraverso una serie di costosi lavori, è stato messo in sicurezza.
IL PONTE – I timori degli esperti comunali trovano fondamento nelle carte di un altro progetto, stavolta pubblico, collegato al nuovo stadio. Il Ponte dei Congressi, che dovrebbe nascere a un paio di chilometri di distanza dal nuovo impianto sportivo, tanto da essere considerato una delle principali infrastrutture necessarie per garantire l’arrivo e l’uscita dei tifosi dall’area dello stadio. Questo progetto è stato elaborato dai tecnici dell’Urbanistica capitolina e della società Risorse per Roma, partecipata al 100% dal Campidoglio. Sono loro ad avere davanti, in questi giorni, le carte con i «profili geologici» della zona che mostrano un sottosuolo estremamente fragile. Per dire: per trovare lo strato più solido, quello della ghiaia, bisogna arrivare a 50 metri di profondità.
Prima si alternano livelli tutt’altro che stabili e compatti: i cosiddetti detriti antropici («suoli sabbioso-limosi, limo-argilloso-sabbiosi e limo-sabbioso-ghiaiosi con resti vegetali») oppure depositi alluvionali come «argilla limosa e sabbiosa, limi e limi con sabbia con sostanza organica ossidata» e ancora «lenti sabbioso-ghiaiose debolmente limose, con elementi vulcanici a grana media grossolana». È un gergo tecnico, che però fa intuire che ci troviamo davanti a un impasto estremamente insidioso.
Se non bastasse, c’è un altro elemento che conferma la scarsa qualità del sottosuolo: gli esperti che si stanno occupando della progettazione del Ponte dei Congressi – appena approvato, per la seconda volta, dalla conferenza dei servizi, ora gli elaborati torneranno al Consiglio dei lavori pubblici – sono convinti che per rendere stabile l’infrastruttura siano necessari piloni che affondino nel terreno per 57 metri. Proprio per scavallare i sottostrati più scadenti.
IL PERICOLO – Di questo rischio per il progetto Tor di Valle si sono occupati in passato alcuni geologi di fama, come Giuseppe Gisotti, presidente della Sigea (Società Italiana di Geologia Ambientale) e Maurizio Lanzini. «Tutto questo settore della Valle Tiberina è attualmente soggetto a subsidenza con velocità di almeno 3-4 millimetri l’anno – hanno scritto – come si rileva da recenti ricerche effettuate da studiosi della Università di Roma Tre». A questa velocità di subsidenza, cioè di sprofondamento, in venti anni si registrerebbe «un abbassamento dell’area di circa 8 centimetri». Questo aspetto rende la zona scelta dai privati per costruire lo stadio della Roma e il nuovo mega-centro commerciale estremamente «insidiosa, scadente e pericolosa». Secondo i due geologi, «il sito in esame è caratterizzato dalla presenza di vari pericoli, che solo in parte possono essere superati mediante complesse operazioni tecniche, difficili e dallo scarso risultato».