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La Roma e la sua crisi, il ritorno a Marassi col tormentone Dzeko

(E.Sisti) – Il mestolo con cui Di Francesco “smucina” nel pentolone della Roma, dal quale esalano profumi che non stanno bene insieme neanche per scommessa, ha qualcosa di rassicurante e al tempo stesso di paradossale: «Per me in questo momento Dzeko sarà titolare». Perfetto. Allora resta solo da capire in quale città e per quale squadra. Ma Dzeko che parte o che resta è solo uno degli “odori” del soffritto, solo una delle canzoni stonate del gennaio giallorosso. La Roma che stasera (e domenica sera) chiederà alla Sampdoria le stesse cose (3 punti) che le avrebbe chiesto il 9 settembre, quando la partita fu rinviata, con ben altro entusiasmo e fiducia in stessa, è appesa ai fili del suo mercato e alla mediocre situazione psicologica in cui la squadra è precipitata non si sa bene quando né tutto sommato perché, ma presumibilmente all’indomani (o durante) Genoa-Roma 1-1, ossia durante o dopo “il pareggio più simile a una sconfitta che si ricordi”, non molto diverso da quello ottenuto con il Cska a Mosca dalla Roma di Garcia poco più di tre anni fa. Il brusco ripiegamento del gruppo, da Roma sperata a Roma sparuta (rosa corta e poco affidabile) e infine a Roma sparita, sprofondata in classifica a 14 punti dal Napoli, non può essere attribuito a un raffreddore.

Non può bastare la scemenza di De Rossi, che ha pensato che Lapadula fosse più pericoloso di Neymar, per mandare in crisi tutti ad eccezione di Alisson. Chi per legittima stanchezza (Kolarov), chi per limiti misteriosamente sottostimati (Bruno Peres), chi per frenesie eccentriche e cineserie varie (Nainggolan), chi per una complessa riformulazione del proprio repertorio agonistico (Strootman), chi per clamorosi ritardi di inserimento (Schick), almeno cinque giocatori di Di Francesco hanno smesso di alimentare la favola dei primi giorni diventando il simbolo della flessione. Altri non ci avevano nemmeno provato (come Defrel, che pare interessare il Watford di Pozzo). Il lavoro svolto dal tecnico sino a stamattina è degno di un pittore futurista:muse inquietanti, immobili, ma in realtà quadri di grande dinamismo. Ora non più. La squadra si muove in una palude. Rispetto al 9 settembre la Roma potrà mettere Schickdavanti ai suoi ex compagni. Finora il ragazzo non ha brillato per carattere. Potrebbe irrigidirsi ancora di più. E allora ecco che la vera notizia per la Roma diventa un’altra. Il feroce Quagliarella, fresco di “hat trick”, non sta bene. E potrebbe non farcela.

fonte: La Repubblica

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