(M. Pinci) Che il paziente stia un po’ meglio è evidente. Di certo non è guarito. La Roma non ha ancora capito se quella che l’ha colta a dicembre sia influenza di stagione o un’infezione cronica, ma in attesa della diagnosi prova a curare i sintomi.
L’aspirina si chiama Cengiz Ünder, un ragazzotto di vent’anni che in tv sorride timido, smascherato da Perotti che gli porta via il cappello dietro cui voleva dissimulare un’aria truce. Una vittoria «meritata, anche se non si può soffrire così» , sospirava esausto Di Francesco: l’aveva aspettata 49 giorni, l’ha trovata dopo 44” grazie al sinistro di un giovane turco che in italiano sa dire giusto “ciao”, “grazie” e “cacio e pepe”, al ristorante. E a ogni domanda guarda perso verso l’interprete Murat in cerca di parole conosciute. Ogni due mesi lo raggiungono mamma, papà, sorella e cognato per non farlo sentire troppo solo, ma fino a ieri gli unici gol romani li aveva segnati a Fifa, dove batte pure El Shaarawy. Grazie a lui, l’Inter è di nuovo vicina, un punto appena, nella corsa tra zoppe al quarto posto.
Ma se Spalletti non sa proprio come venirne fuori, a Di Francesco, che forse temeva per la panca (considerazioni sul tema a Trigoria ne avevano fatte) un’idea è venuta. Riportando spallettianamente Nainggolan dietro a Dzeko, con due mediani in mezzo al campo. Guardandosi allo specchio del Bentegodi la Roma così acconciata dev’essersi vista più giovane di un anno e almeno per mezz’ora le rughe di due mesi senza vittorie si sono distese. Anche se l’allenatore è convinto che «più del modulo abbia pesato l’atteggiamento». Certo non si può più dare la colpa alle telefonate di Conte se Dzeko ha fatto il tirassegno su Nicolas, piuttosto che infilarlo. Ma i parametri vitali precipitati quando la Roma era incapace di vincere hanno avuto un sussulto.
Possesso bulgaro per un tempo (71% all’intervallo), la capacità di tener palla nella metà campo avversaria, persino 17 tentativi di far male, magari non proprio precisi. Peccato che tutti attorno non sembrassero avere altra intenzione che guastare la giornata romanista. Pellegrini, che fraintendendo il senso della parola “reazione” finiva per farsi buttar fuori per un fallaccio superfluo a metà campo, costringendo Fazio e Manolas a un finale da granatieri. Con scuse postume. E i tifosi: 21 ne ha fermati la polizia dopo che un gruppo più ampio aveva cercato e trovato lo scontro con i veronesi radunati fuori da un luogo di ritrovo abituale. E pure alla stazione, dopo la partita, le forze dell’ordine hanno vissuto istanti di passione e tensione. Il Verona sta peggio: Pazzini ora fa felice il Levante, gli ultrà contestano Setti e Pecchia ha rinunciato pure a Verde, punito per aver rifiutato il Siviglia B. Inevitabile consegnarsi alla Roma, che col Benevento, domenica prossima, dovrà provare d’aver smesso di tossire.