(U. Trani) Il precedente non può certo incidere sul risultato di domenica sera. Ma la Roma, pur di debellare il mal di gol che la penalizza ormai da più di 2 mesi, non può tralasciare niente. E allora: il successo più largo dei giallorossi, in questa stagione, resta finora proprio quello nella gara d’andata contro il Benevento, prossimo rivale all’Olimpico: 0-4 al Vigorito. Anche se, a voler essere cattivi, non si può dimenticare che alla goleada del 20 settembre parteciparono Lucioni e Venuti con le loro autoreti. Quel match, però, deve essere di riferimento per dare un senso alla corsa Champions.
DIFETTO EVIDENTE – Lo stesso Di Francesco non sa come spiegare il rendimento fiacco dell’attacco: i 33 gol in 23 partite di campionato non sono da squadra di vertice. Nemmeno da 5° posto, la posizione attuale della Roma. Il reparto, del resto, è l’8° della serie A. Ma la crisi è di gruppo e non limitata al singolo. Dzeko ha realizzato in questo torneo solo 10 gol. È il solo in doppia cifra, pure se la mira non sembra più quella dell’anno scorso. El Shaarawy ne ha realizzati 5 e Perotti 3. Under si è finalmente sbloccato domenica scorsa a Verona e, al momento, è l’unico dei 3 nuovi acquisti, chiamati a Trigoria dopo l’addio di Salah, ad aver fatto centro: Defrel e Schick sono ancora a digiuno. Il tridente titolare ha insomma raccolto quanto Icardi da solo: 18 gol. E, contando quello del turco al Bentegodi, meno del capocannoniere Immobile che è già a quota 20. Sono i numeri dei centravanti dell’Inter quarta e della Lazio terza. Finora pesano in classifica. Anche perché i centrocampisti si sono adeguati nel rendimento alle punte: Nainggolan, Pellegrini e Gerson sono fermi a 2 reti, Strootman ha messo la sua firma solo una volta, De Rossi e Gonalons ancora non hanno festeggiato in proprio.
MINIMO SFORZO – L’attacco della Roma si è inceppato sul più bello. Dopo il 3 a 1 contro la Spal, il 1° dicembre all’Olimpico, al massimo ha segnato 1 rete in 7 delle successive 10 partite (in 3 ha addirittura fatto cilecca). All’inizio, però, è stato più efficace. In campionato, prima del poker di Benevento, segnò 3 gol al Verona. E subito dopo 3 anche all’Udinese e, sia all’andata che al ritorno, 3 pure al Chelsea in Champions. Sono state poche, comunque, le raffiche. Se si contano le 4 reti alla Fiorentina, le 2 al Qarabag, al Milan e alla Lazio, sono solo 10 le partite su 30 (tra serie A e coppe) in cui i giallorossi sono riusciti a fare almeno il bis. Cioè in un terzo dei match. Il dato è ancora più indicativo se accostato ai 7 successi per 1-0 (6 in campionato) e alle 6 gare in cui non sono stati capaci di fare centro. E’ mancata, dunque, l’efficacia.
RISVEGLIO OBBLIGATO – La Roma, anche quando si è scatenata nel tiro a bersaglio, ha ottenuto poco o niente. E l’involuzione, prima che il gioco, ha coinvolto l’attacco. Che, in questa settimana di chiara emergenza, è comunque il reparto più completo. Solo Schick non è sicuro di finire nella lista dei convocati. Di Francesco ha quindi scelta esclusivamente davanti. E, se confermerà il 4-2-3-1, potrebbe addirittura usare 4 delle 5 punte: dopo il successo contro il Verona ha chiarito che per il ruolo di trequartista c’è Defrel. Ma solo perché Perotti preferisce giocare sulla fascia. Sono loro che si giocano l’ultimo posto libero, dando per scontata la conferma del tridente usato al Bentegodi, con Under, Dzeko (ieri ecografia al polpaccio per un fastidio accusato martedì: esito negativo e preoccupazione accantonata) ed El Shaarawy. Ieri Perotti è stato provato dietro al centravanti, andando, in fase difensiva, a completare il centrocampo, affiancandosi a Gerson e Strootman. Dipende dal sì dell’argentino. Che, invece, si sbilancia sul mal di gol: «Salah è difficile da sostituire: correva e segnava tanto».