Damiano Tommasi, presidente dell’AIC e candidato dalla presidenza della Figc nell’ultima tornata elettorale, ha rilasciato un’intervista al quotidiano sportivo, realizzata da Daniele Lo Monaco. Questo un estratto dell’intervista:
E’ vero che tu avevi previsto tutto sin dall’inizio della competizione elettorale?
«No, nessuno poteva prevedere il commissariamento, l’unica cosa che abbiamo sempre saputo come calciatori è che avremmo mantenuto il punto di fronte a qualsiasi trattativa sui voti. O noi o nessun altro, questo abbiamo detto sin dall’inizio, quando abbiamo capito che non sarebbe stato individuato un quarto candidato».
C’è qualcosa che ti ha deluso fortemente in quel mese folle?
«Beh, quello che ho detto nel discorso tenuto in assemblea. Il fatto che si stia guardando ancora oggi alle persone e non ai progetti. È il segnale di quanto serva il cambiamento. Il nostro è un sistema perverso che ti porta a pensare ai voti e meno ai programmi».
Molti hanno accusato anche te. Anche tu in fondo non hai mai fatto un passo indietro.
«Ma io avevo fatto il passo avanti proprio perché gli altri due non rappresentavano secondo noi il cambiamento. Il passo indietro lo avrei fatto se si fosse trovato un accordo sul quarto candidato. Non poteva esserci un cambiamento se non con noi. E poi volevamo un ruolo per fare quello che si deve fare in questo momento. E potevamo farlo solo essendo al vertice».
Quando Sibilia ha fatto quelle offerte per affiancarlo non hai pensato neanche per un momento di accettarle?
«Non ho mai avuto dubbi sin dal momento in cui mi sono candidato che la questione sarebbe stata definita solo alle urne. Il nostro percorso è stato chiaro dall’inizio alla fine. Non avrebbe avuto senso accettare offerte, se non per prendere la presidenza».
Così era chiaro che non si sarebbe mai trovata una soluzione.
«Invece ce n’erano. Penso ad esempio a Roberto Fabbricini, figura di spicco del Coni che oggi è stato nominato commissario. Se fosse uscito prima il nome, e nei discorsi qualche ipotesi era stata avanzata, sarebbe stato eletto presidente e non nominato commissario successivamente. È un nome che avremmo appoggiato pur non essendo un calciatore, a conferma del fatto che eravamo aperti a soluzioni diverse».
Con Gravina che cosa non ha funzionato? In fondo i vostri programmi erano simili, non ti sembra?
«Ni. C’era stata una intesa inizialmente. Ma mi è apparso presto chiaro che per Gravina quello sarebbe stato l’unico modo per sperare di incontrare i nostri voti. Parlava bene della nostra componente, ma, appunto, solo a parole. Nei fatti non è stato così. Questo è uno dei motivi principali di inquinamento della campagna elettorale. L’obiettivo erano i nostri voti. Usando anche una certa attenzione a non offrire troppo per non suscitare reazioni tipo “non ci vendiamo”. Per me anche da parte sua non c’è mai stata la volontà reale di appoggiare la nostra candidatura».
Si può dire alla fine che il vero vincitore della competizione sei stato tu? Del resto sono tutti convinti che tu eri d’accordo con Malagò per arrivare a questa soluzione. E alla fine con Malagò sono arrivati al potere anche i calciatori: Costacurta e Corradi.
«Prendete la rassegna stampa del 14 novembre, i commissari previsti erano già annunciati. Ma io non ho fatto alcun calcolo. Altro che vincitore. Questa è una sconfitta per tutti, per chiunque faccia parte del nostro sistema. E ricorderei a tutti che la decisione dei calciatori di votare scheda bianca è arrivata prima del possibile accordo tra Gravina e Sibilia. Se si fossero accordati, uno dei due sarebbe stato eletto presidente. Quindi che piano sarebbe stato il mio? Nessuno poteva sapere che sarebbe finita così».
Chiudiamo con Di Biagio? Sembra debba fare solo il traghettatore per due amichevoli in attesa di un big. Condividi questa visione?
«Non so se sia opportuno che un Commissario Straordinario faccia una scelta che ricadrà sul futuro presidente Figc. Gigi ha fatto un lungo percorso federale e oggi penso che sia corretto che gli venga data la chance di allenare la Nazionale maggiore».
Fonte: il romanista