Vittorio Zappalorto, da due anni e mezzo Prefetto di Udine, ha provato a spiegare la ratio del provvedimento.
Dottor Zappalorto, qual è il senso dell’ordinanza?
«Non c’è molto da chiarire in realtà: in due pagine è indicato tutto, la motivazione è abbastanza leggibile. Anzi intellegibile».
Perché quel riferimento esplicito alla pericolosità della tifoseria romanista?
«No, attenzione. Io non ho mai fatto riferimento alla tifoseria nella sua interezza. Ho invece citato la tifoseria organizzata».
Però il suo provvedimento ha impedito a tutti i tifosi romani di assistere alla partita.
«Certamente è un’ordinanza penalizzante. Ma nessuno proibisce ai tifosi della Roma di altre regioni di venire a Udine e di andare allo stadio. Direi anzi che in un certo senso l’orientamento dell’Osservatorio del Viminale, che noi abbiamo recepito, è stato generoso».
Le conseguenze però appaiono discriminatorie.
«Dispiace che il provvedimento vada a colpire individui che non c’entrano nulla. Le persone pacifiche ci rimettono. Ma nel calcio vale il principio della responsabilità oggettiva, giusto? E’ sempre stato così».
Ma questa non è giustizia sportiva. E’ giustizia ordinaria.
«Però parliamo di responsabilità riconducibili a tifosi di squadre di calcio. Non può non valere lo stesso principio».
fonte: Il Corriere dello Sport