(G.Di Feo) – Domani a Kharkiv per Mircea Lucescu sarà una specie di derby. Da un lato lo Shakhtar, 22 coppe in 12 stagioni creando una gioiosa macchina da calcio, dall’altro la Roma di Cengiz Ünder, stellina in rampa di lancio della sua Turchia. E per l’occasione il c.t. romeno rimette al centro la bilancia: «Sfidaequilibratissima. Se mi avesse chiesto un pronostico qualche settimana fa avrei dato favorito lo Shakhtar, ma ho visto che la Roma si è ripresa da quel brutto periodo».
E gli ucraini come stanno?
«Li avete già visti col Napoli, no? Un gruppo che gioca insieme da 4-5 anni, ha cambiato poco e sa come si giocano queste partite. Continuano a essere la miglior squadra dell’Est Europa insieme al Besiktas».
E la Roma le piace? L’ha vista?
«Certo, gioca bene e i momenti delicati se li è messi alle spalle. Ha uomini di livello altissimo, in Italia forse solo Juve e Napoli hanno qualcosa in più, ma dopo di loro c’è la Roma, senza dubbio. Anzi, senza quella flessione oggi forse parleremmo di una squadra da scudetto…».
Merito pure di Ünder: il suo boom ha sorpreso pure lei?
«No, sono sempre stato convinto di lui. Da tempo mi sento con Di Francesco, mi ha sempre detto che ci conta molto, ora e per il futuro. Pensate a quanto può essere stato difficile per lui: arrivi a 20 anni dalla Turchia e davanti hai il problema della lingua, un rapporto da creare coi compagni e il paragone con Salah che di fatto è arrivato a sostituire. Per emergere ha superato una pressione incredibile».
A Roma quest’anno hanno avuto un po’ di problemi extracampo… Lei che di giocatori difficili ne ha avuti tanti, come si gestiscono?
«Con un ragazzo è semplice. Coi big l’unica via è il dialogo: far capire loro quanto l’esempio che danno è importante. E sono problemi anche della società: perché alla Juve o in altri club certe cose non succedono? Le responsabilità di comportamento sono importanti come quelle in campo, se vengono meno anche i risultati sono intermittenti. Ma nel gestire la vicenda Nainggolan Di Francesco ha fatto bene: ha rischiato un risultato, ma ha dato un esempio».
Con la pausa invernale come si fa? Le squadre dell’est ne escono sempre a pezzi.
«Io mi inventavo delle coppe, per dare le motivazioni a giocatori che altrimenti rischiavano di perdere. Le ho contate: 275 amichevoli in 12 anni. Servivano a prepararci e lanciare i ragazzi, una specie di campionato solo per loro: non potevo aspettare che crescessero, dovevo accelerare io la maturazione».
Nella Turchia c’è Calhanoglu. Le piace come Gattuso l’ha rilanciato al Milan?
«Molto. Aveva bisogno di qualcuno che gli spiegasse, magari a muso duro, com’è il calcio italiano. Lo vedo più aggressivo, determinante, presente negli ultimi metri».
E se dopo Ünder la A volesse pescare ancora da voi? Ci consigli qualche ragazzo promettente.
«Caglar, centrale del Friburgo, bravissimo. Poi Yusuf e Okay, trequartista e mediano del Trabzonspor, e Kahveci, centrocampista del Basaksehir. Ragazzi di avvenire sicuro, hanno solo bisogno di continuità».
fonte: Gazzetta dello Sport