(F.Bocca) – Le Olimpiadi invernali per la Roma – pattinaggio? – sono qui a Kharkiv, città ricoperta da dieci centimetri di ghiaccio, dove il glorioso Shakhtar, ancora in esilio dalla martoriata Donetsk, ha eletto il suo domicilio nello stadio del fu Metalist, ora rovinato nella serie C ucraina. Da questo crocevia dell’Europa dell’Est passa il destino di tutti: il presidente Pallotta che ha bisogno come l’ossigeno dei milioni della Champions, di Di Francesco che un ottavo nemmeno se lo sognava e adesso scruta i suoi sul campo cercando di distinguerli sotto i passamontagna mentre Totti “protegge” la Roma a bordocampo, di Daniele De Rossi che cerca di dimenticare, lui unico superstite, l’incubo del 2011. Quando la Roma di Ranieri prima e Montella poi fu sonoramente eliminata proprio agli ottavi dallo Shakhtar di Lucescu. Mentre De Rossi ebbe uno dei suoi soliti black out e rifilò una gomitata in faccia (3 giornate di squalifica) a Darijo Srna. Gloria croata del club ucraino, ma miseramente finito ora nella trappola del doping.
Detto che per passare il turno ci vuole la Roma migliore, quella cioè finita davanti a Chelsea e Atletico Madrid, lo Shakhtar di allora e quello di oggi hanno in comune la paradossale ossatura di brasiliani (ce ne sono ben 9 in rosa e la star è Bernard) venuti a far soldi nella stessa steppa ucraina. E di diverso ma non troppo, un allenatore, il 44enne mozambicano-portoghese PauloFonseca, che due anni fa ha preso il posto di Lucescu.Ed è diventato famoso non tanto per aver vinto qualcosa con Braga, Porto o Shakhtarstesso, ma per essersi pubblicamente presentato, dopo aver battuto il City di Guardiola,travestito da Zorro. «No, non è in programma di rimetterlo adesso il costume, ce l’hanno in società, ma in futuro non escludo nulla». Una scommessa vinta, come quella della Roma di Di Francesco. Ma anche una colossale operazione social che lo ha reso improvvisamente famoso e pronto al grande salto. Fonseca guida una squadra perennemente in trasferta, che ha ormai per base Kiev, e vive salendo e scendendo da un aereo. La sua ambizione mai nascosta è quella di sbarcare in Premier League, e da mesi rimbalzano voci di un suo possibile trasferimento all’Everton. «Non so quando, ma spero che succeda presto» ha mandato a dire al calcio inglese. Lo Shakhtar è stato la causa principale dell’eliminazione dalla Champions League del Napoli, per cui alla Roma non hanno alcun bisogno di suonare allarmi. Sanno benissimo che il rischio è alto.
Abbastanza a sorpresa a sostenere Di Francesco alla vigilia si è presentato il reduce De Rossi che ha detto di non vivere di ricordi, malumori e voglie di rivincita. Le gomitate a Srna fanno ormai parte dell’icona guerriera del capitano. I maligni hanno visto nell’apparizione di De Rossi, un togliere dalla prima fila e dagli obbiettivi Alessandro Florenzi, su cui si starebbe allungando la longa manus juventina. Ma a riprova che l’influenza non era diplomatica, anche il fatto che abbia saltato l’allenamento di rifinitura. Per il resto dovrebbe essere Roma al top, con tanto del geniaccio turco Ünder e il modulo 4-2-3-1, nuova gabbia tattica di Di Francesco. Lo Shakhtar vince quasi sempre in casa, se casa lo stadio del Metalist si può chiamare, ma soprattutto si conta che non abbia fondo a causa della lunga pausa invernale. Per altro finita giorni fa con una vittoria sul Chernomorets (5-0). I segreti studi strategici giallorossi confidano in un cedimento dopo l’ora di gioco. Il resto lo farà questo tempo da lupi. Si può scegliere: correre o correre.
fonte: La Repubblica