(U. Trani) È la storia di una notte da lupi, a migliaia di chilometri da Roma, per inseguire vecchie, attuali fantasie europee. È la storia di una notte al freddo e al gelo dell’Ucraina per dare un senso reale ad ambizioni troppo spesso bloccate nel mondo del vorrei ma non ci riesco. È la storia di una notte di sogni, di coppe e di campioni. È la storia di Florenzi che, dopo aver stretto… i denti, va in campo con i suoi compagni, vestiti (non tutti, però) come turisti in vacanza sulla neve. Canottiere termiche, calzamaglie e guanti a volontà, ma incredibilmente anche tante magliette a maniche corte. Cencio il Turco dà da subito l’impressione di non aver paura nè del freddo né dell’esordio in Champions. Si muove come se stesse al calduccio di casa sua, tranquillo e beato. Prova lo scatto in avanti, arretra, dà una mano a Florenzi che gli gioca alle spalle e si fa sempre trovare pronto, lì a destra, quando c’è da allargare l’azione sulla sua corsia. Con tecnica e personalità, e con la spensieratezza di chi si porta dietro il dolce fardello di quattro reti nelle ultime tre gare. Si è detto, nei giorni passati: sì, però, in Italia sanno segnare tutti. Non è esattamente così, ma pazienza.
DOPPIA PERSONALITÀ – Sarebbe bello, allora uno pensa, che Cencio sfoderasse il sinistro anche in Europa. Non tanto (non solo) per zittire i criticoni, ma pure (soprattutto) per aiutare la Roma. E così, all’improvviso, la notte da lupi diventa la notte del piccolo turco. Assist con il contagiri di Dzeko, controllo volante di Cencio, tocco di sinistro e palla in rete. Non un gol di potenza, come quello di Udine, ma bello lo stesso per lui e per chi ha una Lupa tatuata sul cuore. Quinta rete in quattro gare, a fare bene i conti. E pensare che se Florenzi non avesse recuperato, forse Cengiz Under sarebbe finito in panchina.
Ma il calcio, si sa, è pieno zeppo di storie strane, compresa una triste (prendere gol in contropiede pur essendo in vantaggio) e pure una più divertente (il salvataggio all’ultimo respiro da terra sulla linea bianca dell’inguardabile Bruno Peres). La notte di sogni, di coppe e di campioni si chiude con il rimpianto per quello che poteva essere e non è stato, e la speranza per quello che potrebbe accadere nella gara di ritorno all’Olimpico. Se la Roma è ancora viva (e lo è) lo deve a Cencio il Turco, a quel suo gol inutile per il punteggio nella gelida serata di Kharkiv ma che potrebbe rivelarsi determinante a Roma.