(P. Liguori) – Siamo alle solite: si cerca nella testa dell’allenatore, si scava nella testa dei giocatori per cercare il bandolo della matassa che lega i risultati della Roma. Gira e rigira, si finisce sempre nel mistero inconscio, per spiegare la mancanza di continuità del gioco dei giallorossi. E, alla fine, l’irrazionalità produce colpevoli semplificati. Le radio romane, secondo il presidente Pallotta, che certamente non le ascolta mai da Boston Massachussets, oppure le domande irritanti dei giornalisti, che Eusebio incassa con pazienza molto maggiore di Spalletti. Per esempio quella micidiale: da Capello in poi, la Roma ha cambiato 14 allenatori in 14 stagioni. Perché? Mah, qui ci vorrebbe un analista per rispondere, oppure un tifoso sempliciotto che direbbe: da Sensi in poi, non c’è piu stata una vera A.S. Roma. Eppure stasera all’Olimpico bisogna giocare una partita vera contro il Milan, altrettanto problematico dopo l’uscita di Berlusconi, ma ultimamente galvanizzato dai risultati. Di Francesco pensa a Schick, se non altro per come è andata bene, alla fine, con Under. E anche a Defrel, per ragioni simili. Ma le partite fino alla fine sono sempre meno e non si può sbagliare quasi nulla senza pregiudicare la Champions del prossimo anno.
Fonte: il messaggero