(U. Trani) La caduta è rumorosa: la Roma in questo weekend, perdendo ancora all’Olimpico, lascia il 3° posto e retrocede al 5°, sorpassata dalla Lazio che ha 2 punti in più e dall’Inter che è avanti di 1. Il successo del Milan, 2 a 0 senza storia, cambia insomma la classifica e spinge i giallorossi fuori dalla zona Champions che è vitale per il futuro del club. Di Francesco, responsabile come i suoi giocatori della nuova frenata (2° ko di fila, dopo quello di mercoledì a Kharkiv e 9° stagionale in 34 match), deve prendere atto della flessione che è fisica prima che mentale. Gattuso, dal 3 dicembre, ha rilanciato i rossoneri che nel 2018 viaggiano alla velocità del Napoli e della Juve. Che ora sono squadra e corrono. I giallorossi, invece, vanno per conto loro e camminano.
VIRATA INUTILE – Esce di scena la Roma. E, dopo 4 partite, il 4-2-3-1. Ecco di nuovo il 4-3-3 che resta l’assetto preferito di Di Francesco. Ancora di più nella sera in cui Dzeko non parte titolare (è successo, in 34 partite, solo 3 volte e comunque è sempre entrato). Il cambio del modulo, dunque, non è la conseguenza del ko doloroso di Kharkiv e dell’interpretazione sciagurata del secondo tempo contro lo Shakhtar. Pesa di più, nel ripensamento, il vento favorevole che sta spingendo il Milan, imbattuto da 12 partite (ultima sconfitta il 23 dicembre). Anche Gattuso, del resto, usa il 4-3-3. E difende con il 4-1-4-1, come il collega. Sfida allo specchio e, guardando all’assenza di chance almeno fino all’intervallo, con la priorità all’equilibrio. I duelli sono personalizzati. Così diventa scontato l’annullamento reciproco tra giocatori. E spettacolo zero.
TURNOVER INSUFFICIENTE – Di Francesco limita, come previsto, la rotazione dopo il match di Kharkiv. La rosa, del resto, non gli permette di esagerare. Entrano Peres per Florenzi, Pellegrini per De Rossi e Schick per Dzeko. Strootman torna a fare il play, come Biglia davanti alla difesa rossonera. Gattuso può, invece, sfruttare la freschezza dei 7 innesti: solo Romagnoli, Rodriguez, Kessie e Cutrone sono scesi in campo pure giovedì contro il Ludogorets. Lì vince la partita. Nainggolan, da capitano e senza cresta, cerca di riabilitarsi davanti ai tifosi giallorossi. In uno scontro con Kessie perde subito un dente e a seguire anche l’esuberanza. Ma non è l’unico a girare a vuoto. Under e Perotti non si accendono mai sui lati, Schick si nasconde. Pellegrini si butta in avanti ma è frenetico e perde la lucidità. E nessuno ha idee.
SOLITO CALO – Il Milan si prende il match nella ripresa che è nuovamente fatale alla Roma. Fisicamente i rossoneri stanno meglio e lo dimostrano. Fanno subito centro con Cutrone (14° gol stagionale), su pennellata da destra di Suso e dormita di Manolas davanti ad Alisson. Che tiene in partita i compagni, respingendo le conclusioni di Kessie e Kalinic. Si arrenderà, però, prima della mezz’ora sull’incursione di Calabria, lanciato da Kalinic e tenuto in gioco da Peres. I giallorossi attaccano inutilmente e sotto ritmo, non riuscendo a creare pericoli a Donnarumma e finendo quindi nella rete sistemata da Gattuso. Che usa bene le catene di sinistra e di destra. Di Francesco, dopo 19 minuti della ripresa e con il Milan in vantaggio, inserisce Dzeko per Nainggolan, passando al 4-2-4 con il doppio centravanti. La situazione addirittura peggiora: assetto lungo e disordinato. Nessuna conclusione in porta (7° match senza gol, 5° in campionato) e Donnarumma spettatore. Defrel entra per Under e vede subito Calabria festeggiare. Nel finale anche Gerson per Pellegrini. I cambi di Gattuso sono sicuramente più azzeccati: Kalinic, in campo per Cutrone, è subito protagonista, imbucando in area anche il pallone per il gol di Calabria. Poi dentro Borini per Suso e Montolivo per Bonaventura. Solo nel recupero la Sud prende le distanze dalla Roma che perde il 6° match in casa (5° in campionato). Fischi per la prestazione senza anima.