(A. Angeloni) Nooo, proprio il Barcellona. Guardando le facce di Totti e Monchi, si leggeva proprio questo: noo, proprio il Barcellona. Certo, a un sorteggio per i quarti di finale di Champions, non ci si aspettava certo di pescare l’Alaves, con tutto il rispetto, però la speranza a Trigoria era incassare almeno una squadra di ceto medio, non una top. Ma così non è andata, riecco Messi, il problema numero uno per tutti, figuriamoci per la Roma, che non è certo la favorita per vincere la Champions.
PALLA AVVELENATA – Sorteggio spietato: prima squadra estratta, il Barça, seconda la Roma. Ecco fatto, chiuso il sipario? «Ce la giochiamo con serenità», rispondono qua e là ora Totti ora Monchi, poi Di Francesco. Questo dovrà essere lo spirito dei giallorossi: non avere paura, ma affrontare il tutto con gioia. Perché poi, non si sa mai. Il Barça è quella squadra che a novembre del 2015 le ha suonate al Camp Nou alla Roma di Garcia: 6-1. Era la squadra di Luis Enrique, che poi avrebbe dominato Europa e mondo. Anche questa non scherza, in panchina stavolta c’è Valverde. E’ una squadra sempre forte, anche se non ha Neymar (e non sarà disponibile nemmeno Coutinho in quanto acquisto di gennaio con una Champions già giocata nel Liverpool), ma ha Dembelè, c’è sempre Suarez, c’è Rakitic, poi Iniesta, Piquè e un etc etc dei vari noti. Molto probabilmente sarà assente Busquets.
Dicevamo di Valverde: il nuovo tecnico ha dato maggiore equilibrio, ha pian piano accantonato il 4-3-3, passando a un 4-4-2 molto corto ed efficace, soprattutto per la fase difensiva: non a caso, il Barça in Chmpions ha incassato solo due gol. Non va peggio in campionato: è l’unica imbattuta nei 5 campionati top a livello europeo, ha il miglior attacco (72 gol) e la seconda miglior difesa (13 reti). Ter Stegen-Alisson sarà una bella sfida. Tutto questo, più Messi, fate voi. Il Barça è felice di tornare a Roma, dove ha «buenos recuerdos» (vittoria in finale col Manchester nel 2009 all’Olimpico), e ha buoni ricordi di Totti, amico della Pulce. Ma stavolta il capitano non va in campo. «Non andremo a Barcellona come vittima, non faremo da sparring partner, se la dovranno sudare», le parole di Francesco il dirigente.
PREFERENZE – In Spagna, come titolava As, si auguravano più la Roma che non la Juventus e ora, almeno i blaugrana, possono ritenersi soddisfatti. Missione compiuta. Non per la Juve, che ha preso proprio il Madrid. «Real, Real», sussurrava/gufava Totti a Monchi poco prima che la pallina venisse estratta. La consolazione per Totti è di «portare mio figlio Cristian a vedere Messi». Ma poi in quel campo la Roma dovrà giocare, almeno per rendere una partita vera quella del ritorno. Le date: 4 aprile in Spagna, 10 all’Olimpico. «Forse abbiamo beccato la peggiore», ammette De Rossi. «Prepariamola bene, non si sa mai… Siamo undici noi e undici loro. Dobbiamo essere consapevoli di essere meno forti di loro, ma senza fare le vittime». Insomma, un po’ tutti mostrano un certo ottimismo. «Dobbiamo viverla con entusiasmo e consapevolezza, giocando con coraggio e applicazione». Certo, «dall’urna è uscita una delle squadre più forti al mondo, con il giocatore più forte», prova a dare la carica Di Francesco. Mentre Monchi si ferma a Messi, definendolo «uno che da solo spaventerebbe un organico intero». Tutto come non previsto e sperato, insomma. Ora non resta che aspettare, ricordando – per farsi coraggio – che più o meno le stesse cose si dicevano al momento del sorteggio dei gironi. Il calcio è strano. Non sempre, però.